Roma , sabato, 7. maggio, 2022 11:30 (ACI Stampa).
I detti popolari, si sa, non sbagliano mai: “la mamma è sempre la mamma” o “di mamma ce n'è una sola”, o ancora “chi dice mamma non s’inganna”.
In fondo, Dio stesso, per incarnarsi ha pensato proprio a una mamma, anzi la Mamma per eccellenza, la Vergine Maria. Nella storia del Cristianesimo, fin dal suo principio, la figura della madre ha avuto - dunque - un ruolo fondamentale. E lo sapevano bene quei santi che hanno avuto, non a caso nelle madri, esempi importanti di fede: le mamme hanno rappresentato, una sorta di “ponte” tra un “prima e un dopo” nella vita delle sante aureole; molto spesso, sono state loro a essere le prime figure a trasmettere la fede ai propri figli e ad accompagnarli, con cure amorevoli, nella strada spirituale intrapresa.
Santa Monica è uno degli esempi più famosi. Ha ventidue anni quando nasce il primogenito Agostino, il futuro santo vescovo d’Ippona. Le vicende della sua vita sono così strettamente legate a quelle del figlio che i due nomi si fondono e si confondono in uno dei più importanti binomi del Cristianesimo: è impossibile pensare a Monica senza Agostino, e viceversa. Quando il giovane intraprendente si trasferisce a Cartagine per gli studi di retorica, si concede con sfrenata libertà ai piaceri della vita, convivendo il letto nuziale con un’ancella cartaginese; un figlio scapestrato, così si definirebbe oggi. Monica, allora, cercherà di riportarlo sulla buona strada; dovere di ogni buona madre; ma nulla da fare. Gli proibisce, addirittura, di ritornare nella sua casa. Ma anche in questo caso, la decisione non sortisce l’effetto desiderato: Agostino, pur amando profondamente sua madre, di cambiare vita non se la sente proprio e così, terminati con successo gli studi a Cartagine, decide di spostarsi con tutta la sua famiglia (creata nella città greca) a Roma, capitale dell’impero. Monica, caparbia, decide di seguirlo, ma il figlio le sfugge: con uno stratagemma Agostino lascia la madre a terra, nella città greca. Fu così che Monica passò, l’intera notte, in lacrime sulla tomba di San Cipriano; ma, nel 385, s’imbarca anche lei e lo raggiunge in Italia, a Milano, dove nel frattempo Agostino, disgustato dall’agire contraddittorio dei manichei di Roma, si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica. Milano è la città decisiva di tutta la storia: Agostino frequenta la scuola di Sant’Ambrogio, il Vescovo di Milano, e Monica - finalmente - comincia a intravedere un po’ di luce nella vita del figlio. E così sarà. Il vescovo di Tagaste le aveva predetto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”. Le lacrime, le preghiere di Monica, infatti, raggiungeranno alla fine della storia Dio: Agostino si battezzerà nel 387; diventerà Vescovo d’Ippona per poi - secoli dopo - essere proclamato santo Dottore della Chiesa.
Ma prima di Santa Monica, un’altro nome non può essere dimenticato: è quello di Flavia Giulia Elena, imperatrice Augusta dell'Impero romano, moglie di Costanzo Cloro e madre dell’imperatore Costantino: per tutti, Flavia Giulia Elena diventerà - semplicemente - la Sant’Elena che tanto ha influenzato la biografia del figlio. Sarà lei - secondo tradizione - a ritrovare in Palestina le reliquie della Santa Croce e a portarle a Roma. Il figlio Costantino, invece, è stato colui che maggiormente ha contribuito alla diffusione del Cristianesimo: divenuto imperatore, farà terminare ogni forma di persecuzione nei confronti dei cristiani e, nel 313, promulgherà un editto - il famoso Editto di Milano - col quale stabilirà che a nessuno può essere negata la possibilità di aderire ai riti cristiani o di qualsiasi altra religione.