Città del Vaticano , venerdì, 6. maggio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Si va verso una celebrazione ecumenica del 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, nel 2025, quando, per una felice coincidenza, Pasqua ortodossa e Pasqua cristiana cadranno nello stesso giorno. Una iniziativa lodata da Papa Francesco, e di cui si è parlato anche alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, riunita in questa settimana e dedicata all’Ucraina, non solo centro di una guerra, ma anche luogo dove l’ortodossia vive le sue difficoltà.
L’idea di una celebrazione ecumenica è stata, come detto, apprezzata dal Papa, che, incontrando i membri della plenaria, ha sottolineato: “L’annuncio del vangelo della pace, quel vangelo che disarma i cuori prima ancora che gli eserciti, sarà più credibile solo se annunciato da cristiani finalmente riconciliati in Gesù, Principe della pace; cristiani animati dal suo messaggio di amore e fraternità universale, che travalica i confini della propria comunità e della propria nazione”.
Nel suo discorso, Papa Francesco ha ricordato come la crisi sanitaria sia stata anche “un’opportunità per rinnovare e rafforzare le relazioni tra i cristiani”, che hanno preso consapevolezza di condividere “la medesima fragilità e di poter confidare solamente nell’aiuto che viene da Dio”, facendo comprendere “quanto in realtà siamo vicini gli uni agli altri e quanto siamo responsabili gli uni degli altri”.
Papa Francesco chiede di “coltivare questa consapevolezza”, facendo scaturire da essa “iniziative che rendano esplicito e accrescano questo sentimento di fratellanza”, cosa che è facile dimenticare cadendo “nella presunzione di autosufficienza e autoreferenzialità”. "Oggi - dice a braccio - per un cristiano non è possibile, non è 'viabile' andare da solo con la propria confessione. O andiamo insieme, tutte le confessioni fraterne, o non si cammina. Oggi la coscienza dell’ecumenismo è tale che non si può pensare di andare nel cammino della fede senza la compagnia dei fratelli e sorelle di altre chiese o comunità ecclesiali. E questa è una grande cosa. Soli, mai. Non possiamo".
Il Papa poi nota che lo scoppio della guerra è venuto prima ancora che l’emergenza sanitaria finisse. Papa Francesco sottolinea ci sono state tante guerre regionali, “pensiamo al Ruanda per esempio 25 anni fa per dirne una, ma pensiamo al Myanmar… Ma come sono lontane, noi non le vediamo e questa è prossima e ci fa reagire. Non sono mancare guerre regionali tanto che io ho spesso parlato di una terza guerra mondiale a pezzetti, sparsa un po’ ovunque”