Milano , sabato, 30. aprile, 2022 11:00 (ACI Stampa).
“La sua vicenda esistenziale, ecclesiale e associativa, particolarmente intensa, presenta aspetti per certi versi unici: una radicale scelta di fede vissuta dentro la modernità del Novecento, insieme a un profondo rapporto con la Chiesa fatto di corresponsabilità e di obbedienza. Va ricordato in particolare il rapporto con i tre Pontefici che si sono succeduti durante la sua stagione di responsabilità: Papa Benedetto XV, che le affida il primo mandato, Pio XI, che per lunghi anni ne sostiene personalmente lo sforzo organizzativo, e papa Pio XII, che le conferma fiducia nei drammatici anni della guerra e della ricostruzione...
Con la sua opera ha contribuito in maniera decisiva alla promozione delle giovani donne cristiane nella prima metà del Novecento, al processo di integrazione tra Nord e Sud, estendendo la sua azione anche in campo internazionale. Un lavoro che ha saputo coniugare fiducia in Dio e concreta efficienza organizzativa, fedeltà non prona ma ‘in piedi’ alla Chiesa e ai suoi pastori, frutto della consapevolezza del contributo delle donne laiche nella Chiesa e della determinata convinzione circa la funzione decisiva dell’associazionismo organizzato, strutturato sul piano nazionale e articolato a livello locale”.
Partiamo dalla prefazione di papa Francesco al libro del prof. Ernesto Preziosi, ‘La zingara del buon Dio, biografia di Armida Barelli’, per un colloquio con Emanuela Gitto vicepresidente nazionale per il settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana e componente dell’Istituto ‘Vittorio Bachelet’: “Ancora oggi la croce e la spilla di Armida non sono solo gioielli, ma rappresentano quello stile associativo di fraternità e amicizia che caratterizza la nostra associazione”.
Cosa significava per Armida Barelli prendersi cura?
“Per Armida Barelli il prendersi cura voleva dire essere impegnati nel servizio. Tutta la sua vita fu pervasa da questo impegno rivolto ai più deboli ed a formare le coscienze laicali. Poi per lei cura voleva dire innanzitutto cura spirituale. Quando iniziò il suo servizio nella gioventù cattolica femminile milanese molte attività iniziali furono dedicate alla formazione spirituale. E’ importante sottolinearlo, perché il suo percorso iniziava con un affidamento al Sacro Cuore, a cui lei era molto devota. Iniziando dalla cura spirituale lei trovava la forza per alimentare il servizio verso gli altri. Oggi la sua traduzione di cura ci sprona nelle nostre attività: nell’Azione Cattolica tutta parte dalla vita spirituale dei soci, affinchè possano essere lievito nel mondo: la cura spirituale va di pari passo con il servizio; come direbbe papa Francesco occorre essere ‘discepoli missionari’. Questa cura in Armida Barelli è molto evidente ed attuale ancora oggi”.