Città del Vaticano , mercoledì, 27. aprile, 2022 17:00 (ACI Stampa).
L’Autorità di Informazione Finanziaria ha sempre agito secondo le sue prerogative, supportando la Segreteria di Stato quando questa ha fatto richiesta di valutare la ristrutturazione dell’investimento sul palazzo di Londra, e anche sottolineato la fattibilità di un prestito dell’Istituto delle Opere di Religione alla Segreteria di Stato per poter rimodulare l’oneroso mutuo acceso per la gestione dell’immobile. Ma non ha mai superato le sue prerogative, mai è entrato in conflitto di interessi, e soprattutto mai ha approvato formalmente una decisione, che poteva spettare solo all’organo di governo.
Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana dal 2016 al 2021, ha spiegato nei dettagli il ruolo dell’Autorità di Informazione finanziaria durante la 13esima udienza del processo sulla gestione di fondi della Segreteria di Stato vaticana. Un processo che ruota intorno all’acquisto di un immobile di lusso a Londra, un investimento della Segreteria di Stato finito al centro di un complicato schema finanziario, ma anche accuse diverse di peculato rivolte al Cardinale Angelo Becciu per aver destinato dei fondi quando era sostituto della Segreetria di Stato vaticana.
L’interrogatorio di Di Ruzza permette di chiarire diversi aspetti dell’operazione. Cruciale il tema del rifinanziamento del prestito chiesto all’Istituto delle Opere di Religione. Lo IOR prima aveva acconsentito alla richiesta, poi aveva improvvisamente aveva deciso di non destinare più l’immobile. La segnalazione che ha portato al processo è partito proprio da una denuncia dello IOR.
Ma lo IOR, ha spiegato Di Ruzza, poteva fare prestiti. L’unico vincolo era quello di non fare prestiti come un istituto di credito, cosa che lo IOR non è. Il prestito di un istituto di credito, ha spiegato Di Ruzza, si basa su due pilastri: la raccolta di fondi al pubblico e la concessione di credito per conto proprio. Lo IOR, però, non è una banca, non fa raccolta di fondi al pubblico, non è aperto all’esterno, non ha filiali fuori dal Vaticano.
Lo IOR è autorizzato a concedere prestiti dal 2015, ma è un prestito che deve essere fatto a garanzia, in modo da preservare anche la peculiarità dell’istituto. Vengono da qui anche le modalità particolari in cui è stato descritta l’anticipazione di credito (lo IOR aveva parlato anche di uno scoperto di conto, una modalità già usata per una altra operazione con la Segreteria di Stato nel 2017). Si tratta, in fondo, anche di tutelare i rapporti con l’Unione Europea, perché se lo IOR entrasse nella cornice di un istituto di credito cambierebbero necessariamente i rapporti internazionali.