Abano Terme , mercoledì, 27. aprile, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Il blocco russo nel Mar Nero, conseguenza immediata e diretta della guerra contro l’Ucraina, oltre agli orrendi effetti del mese trascorso, produce altri effetti ripugnanti che non si vedono, soprattutto nello Yemen e nel Corno d’Africa. Anche Papa Francesco, condannando la guerra, ha citato queste due situazioni che da anni vivono una crisi alimentare estrema.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, Michael Fakhri, ha avvertito su un peggioramento della carestia: “I tassi globali di fame e di carestia sono aumentati e sicuramente la situazione complessiva andrà peggiorando con il prolungarsi della guerra… Con l’invasione russa, ora, siamo di fronte al rischio carestia-fame in più luoghi del mondo. Tutto peggiorerà se l’interruzione si prolunga a causa dei combattimenti in corso cosa che mette a repentaglio la stagione della semina in Ucraina e Russia”.
Ed ancora una volta la Chiesa cattolica ha denunciato la situazione disperata del Tigrai, completamente dimenticata dalla comunità internazionale: nella regione autonoma dell’Etiopia settentrionale una catastrofe umanitaria causata dalla guerra civile scoppiata due anni fa e da un blocco degli aiuti ha già ucciso decine di migliaia di persone e rischia di diventare irreversibile. La tregua dichiarata il 24 marzo scorso dal governo del premier Abiy Ahmed e accettata dalle autorità tigrine regge ancora, ma è insufficiente perché gli aiuti tanto attesi dalla popolazione non stanno arrivando.
Abuna Tesfaselassie Medhin, vescovo dell'Eparchia di Adigrat, in due pagine scritte lo scorso 6 aprile ha ricordato le atrocità subite dalla popolazione in quasi 18 mesi di guerra e di assedio: “E’ molto doloroso e inaccettabile vedere madri, bambini e adulti che stanno morendo ogni singolo minuto perché privati del diritto alla vita e ai servizi di base, e per il fallimento dell’arrivo di quanto promesso, a lungo atteso e negoziato, in termini di rifornimenti illimitati di aiuti umanitari salvavita per la popolazione qui in Tigray”.
L’appello è stato rilanciato da Caritas italiana, secondo la quale nella regione si stimano in centinaia di migliaia le vittime dirette e quelle indirette per fame o mancanza di assistenza sanitaria. Tra la popolazione colpita, ci sono anche circa 25.000 rifugiati eritrei nei due campi profughi della regione che non ricevono cibo da mesi. Sino ad oggi sono state raggiunte oltre 90.000 persone con beni di prima necessità, alloggi, sostegno nutrizionale, acqua e servizi per l’igiene. Intanto nella regione degli Irob, a maggioranza cattolica e contesa tra Eritrea e Tigrai, le forze di occupazione asmarine, alleate di Addis Abeba e responsabili di molti crimini di guerra, dopo aver occupato l’area continuano a imporre i documenti eritrei alla popolazione senza i quali non è più possibile recarsi al mercato.