San Gallo , mercoledì, 11. novembre, 2015 13:00 (ACI Stampa).
“Le ideologie tentano oggi di togliere all’Europa i suoi valori e di dividerla tra fautori e oppositori di modelli costruiti non sulla narrazione della storia comune europea, ma a tavolino.” E' uno dei passaggi del testo di riflessione della Commissione CCEE Caritas in Veritate nel giorno di San Martino, all’inizio delle celebrazioni dei 1700 anni della sua nascita.
Il testo parla della convivenza delle religioni che “è messa a rischio da una politica dell’indifferenza religiosa e dal tentativo di ricollocare le religioni dalla sfera pubblica a quella privata. Come in altri momenti storici del passato europeo, il fenomeno religioso viene presentato come pericoloso, ma a renderlo tale è piuttosto la politica che rinuncia ad adoperare una ragione pubblica capace di discernimento delle religioni sulla base di valori umani universali.”
Da ricordare che “la ricerca di valori comuni non significa imporre a tutti i valori di alcuni, significa condividere i valori veri e validi per tutti. Si riaprono fronti che si pensavano superati definitivamente, riemergono paure e tensioni che avevano caratterizzato altre epoche.”
I membri della Commissione CCEE Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagabria, André-Joseph Léonard, Arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles
Scrivono che “la pace deve essere un primo obiettivo dell’Europa, ma per questo il nostro continente deve essere più realista. La pace è la tranquillità dell’ordine, è quindi un’esigenza globale e non solo militare. Un’Europa sicura e a sua volta fonte di sicurezza è un’Europa ordinata, ove le varie istituzioni sociali sono giustamente collocate al proprio posto. Non rispettare la vita e la famiglia significa anche creare conflittualità e indebolire la pace. Lo stesso vale per il disprezzo o addirittura la persecuzione della religione, soprattutto la religione cristiana, oppure per una educazione dei giovani di anarchia etica. Se la giustizia non è garantita e se il potere giudiziario tende a sostituirsi non solo agli altri due poteri ma anche all’ethos dei popoli, pretendendo di ristrutturarlo, la conflittualità diventa una via senza uscita.”