Roma , sabato, 16. aprile, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Prima Pasqua, dopo l’emergenza sanitaria da Covid 19 (che non è del tutto risolta) con la ripresa delle celebrazioni anche se con l’invito alla massima attenzione. Una Pasqua aggravata dalla tragicità della guerra in Ucraina, alle porte dell’Europa.Giovedì la ripresa del rito della Lavanda dei piedi, ieri molte le Via Crucis all’aperto e domani messe solenni nelle Cattedrali presieduta dai presuli che non hanno mancato di inviare a tutti i fedeli messaggi di auguri.
“Auguro a tutti la gioia di accogliere il dono pasquale della pace, il gusto di custodirla con cura e la passione di promuoverne l’instaurazione in noi, nei nostri ambienti, nel mondo intero”, ha scritto l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi. “Non possiamo voltarci dall’altra parte – prosegue Baturi nel suo messaggio - non vedere e udire». Il mistero del male “sembra sovrastarci e superare le nostre forze. Lo vediamo a livello individuale, in noi stessi e nelle nostre scelte personali: superficialità e indifferenza, rancori, divisioni. Il cuore dell’uomo ospita sentimenti e pensieri che non vorremmo ci appartenessero e che non riconosciamo. Talvolta diventano azioni e delitti. A volte il male ci vede vittime. Altre, purtroppo, artefici. Contagia tutti. È difficile accorgersene e quasi impossibile sottrarsi alla sua coinvolgente presa. Questo mistero – ha scritto il presule di Cagliari - si muove anche nelle società, nei gruppi, nei popoli e diventa sistema di organizzazione e di vita. Gli effetti sono che il più debole e il povero vengono espulsi ed emarginati, il profitto e l’interesse di parte sono criterio di organizzazione politica ed economica”.
Papa Francesco ha chiesto una tregua pasquale finalizzata al raggiungimento della Pace in Ucraina: a Pasqua “non possiamo non ricordarci, desiderare e chiedere questo ‘dono’ che è il segno e la presenza del Risorto”, ha scritto sul settimanale diocesano di Cosenza-Bisignano “Parola di Vita”, l’arcivescovo Francesco Nolè sottolineando che Gesù “apparendo il giorno di Pasqua ai suoi discepoli consegna loro, come prima parola, proprio la parola Pace. La Pace è il dono del Risorto, è il dono della Pasqua”.
“Non c’è Venerdì Santo, per quanto buio, violento e prolungato… non c’è notte del male e del peccato che non ceda il passo al mattino di Pasqua”, ha scritto il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni: “all’alba di un giorno nuovo, reso possibile dalla mitezza di Dio, che non entra in guerra tra gli uomini, ma si fa vittima d’amore per disarmarli. L’uomo della croce risorge dal sepolcro e guida, inesorabilmente, la storia – attraverso le sue contraddizioni e ricadute – fino all’abbraccio eterno del Padre”. Il presule evidenzia che dopo la battaglia della pandemia, continuiamo a lottare e pregare perché “cessi tanto altro dolore.
Vorremmo una Pasqua di pace, di quella vera, fatta anche di perdono e verità. Ma non so se tutti la vogliono. Dio, certamente sì”. Raccomanda la virtù dell’umiltà il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila: umiltà come antidoto all’“effetto-eclisse” spirituale e morale provocato da “idee false, abitudini sbagliate, atteggiamenti egoistici” che “offuscano” la capacità di “compiere scelte corrette” impedendo “l’incontro con il Signore”. “L’umile – ha scritto il porporato - ha il coraggio di guardare le cose come sono e le chiama per nome: non ha paura della verità, anche quando è scomoda. Ha i piedi per terra, ma i suoi occhi scrutano il Cielo; per questo possiede il senso della misura: evita le esagerazioni come anche le indebite minimizzazioni. Punta all’essenziale”. Per Petrocchi l’annuncio della Pasqua “ci offre la certezza che è possibile riscattarsi dal male che ci abita: il Signore, crocifisso e risorto, può tirarci fuori dal pantano delle nostre fragilità, da cui non riusciamo da soli ad emanciparci”.