Roma , venerdì, 15. aprile, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Le donne lo hanno curato, quel povero corpo martoriato. Gli occhi chiusi e tumefatti, le tempie trapassate dalle ferite provocate dalla corona di spine, il fianco aperto da un colpo di lancia…Quante sono le ferite? Non hanno avuto la forza di contarle. Il sangue rappreso è stato pulito con oli profumati ed erbe aromatiche, quelle che crescono sull’arida terra di Gerusalemme. Il telo di lino prezioso è stato portato, come estremo dono d’amore e di pietà, da un uomo ricco e rispettabile, che amava quel Gesù finito sulla croce, torturato e morto dopo aver sofferto molto, fino e oltre il limite umano. Ha sudato sangue, e poi è stato torturato, a lungo, con il flagellum, lo strumento utilizzato dai romani con prigionieri e condannati.
Ora quel corpo su cui hanno pianto a lungo, sfinite, lo hanno riposto in una tomba mai usata prima e il telo lo avvolge stretto. Non possono nemmeno lontanamente immaginare che non passeranno molte ore che quel telo sarà trovato, senza più contenere il corpo, ma avendo impresso i suoi contorni tormentati, il volto trasformato in un’ icona del dolore. Anche questo telo avrà una storia lunga, complessa e per molti tratti avvolta nel mistero: la tradizione ce lo ha tramandato con il nome di Sindone.
Stiamo vivendo una nuova, dolorosa settimana santa, segnata dalla guerra e dalla pandemia, e nei giorni in cui la Chiesa ripercorre i passi della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, è quasi un gesto naturale volgere lo sguardo alla Sindone.
Il volume arrivato in libreria qualche settimana fa “Via Sindonis. La Passione di Cristo documentata dal Sacro Lino” (Edizioni Ares, pp. 342, euro 18) scritto dalla sindonologa di fama internazionale Emanuela Marinelli, insieme a don Domenico Repice, ci aiuta proprio a ripercorrere i momenti della Pasqua in contemplazione davanti alla Sindone, come se anche noi lettori di questo tormentato 2022 fossimo accanto a quelle donne che hanno seguito Gesù nella sua passione, morte e risurrezione. Un cammino intenso tra fede, tradizione, scienza, arte e icnografia: nel libro, tra l’altro, viene proposta un’inedita Via Crucis con le meditazioni di don Repice accompagnata da 15 tavole iconografiche.
“Un quinto Vangelo della Passione, scritto con il sangue stesso di Cristo”, viene definito il significato del sacro lino. E ci vengono in mente le parole di san Giovanni Paolo II, che lo definisce “specchio del vangelo, ... perché segno veramente singolare che rimanda a Gesù, ... immagine dell’amore di Dio oltre che del peccato dell’uomo... È l’esperienza del Sabato santo, passaggio importante nel cammino di Gesù verso la gloria, da cui si sprigiona un raggio di luce che investe il dolore e la morte di ogni uomo”. Nella Sindone il Papa vede una testimonianza particolarmente suggestiva della realtà dell’incarnazione del Figlio di Dio: “Ognuno è scosso dal pensiero che nemmeno il figlio di Dio abbia resistito alla forza della morte, ma tutti ci commuoviamo al pensiero che egli ha talmente partecipato alla nostra condizione umana da volersi sottoporre all’impotenza totale del momento in cui la vita si spegne”.