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Il Papa a Prato per difendere la vita e la dignità del lavoro

Il Papa saluta Prato  |  | Foto Menici
Il Papa saluta Prato | Foto Menici
Il Papa sulla loggia della cattedrale |  | CTV
Il Papa sulla loggia della cattedrale | CTV
Il Papa nella cappella della Santa Cintola   |  | Foto Menici
Il Papa nella cappella della Santa Cintola | Foto Menici

I primi ad accogliere il Papa sono i malati che all’ingresso dell’antico duomo hanno uno spazio tutto per loro insieme ai religiosi, ai sacerdoti della diocesi. Un saluto che si conclude con la visita alla cappella dove si custodisce uno degli antichi tesori della devozione di Prato la Sacra Cintola, una striscia di stoffa che la pietà popolare vuole sia della Madonna.

Una frase sul libro d’oro del Duomo e il saluto alla piazza dalla piccola loggia che è simbolo del duomo di Prato da cui tutti i Pontefici si sono sempre affacciati. Il benvenuto della città con il saluto del vescovo “ siamo una comunità laboratorio di intraprendenza e spiritualità” dice Agostinelli.

Sono venuto come pellegrino, di passaggio,- dice il Papa- poca cosa in questa città ricca di storia e di bellezza, che lungo i secoli ha meritato la definizione di “città di Maria”.”

Ma la franse che scalda il cuore della gente della piazza è il ricordo della donna cinese morta  nel rigo di un dormitorio un anno fa. Il Papa parla della sacralità di ogni essere umano che “richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno; la vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità!”

La “sacra cintola” da lo  spunto al Papa che parla del cammino di salvezza del popolo di Israele ed essere “con i fianchi cinti” cioè essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino. Una esortazione per l’oggi “ a non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada.”

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Certo dice il Papa uscire, “vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio.” Ed aggiunge  Francesco: “Di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c’è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta. Si preferisce allora il rifugio di qualche porto sicuro e si rinuncia a prendere il largo sulla parola di Gesù.Ma il Signore, che vuole raggiungere chi ancora non lo ama, ci sprona. Desidera che nasca in noi una rinnovata passione missionaria e ci affida una grande responsabilità. Chiede alla Chiesa sua sposa di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via; di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita.”

E poi ci sono i “fianchi cinti” del Signore nell’ ultima cena “Siamo stati serviti da Dio che si è fatto nostro prossimo, per servire a nostra volta chi ci sta vicino.” E il Papa ringrazia per “gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto. In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad “adottare”. Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri “patti di prossimità”.”

Infine il Papa riporta una espressione di San Paolo rivestitevi di una armatura di verità “dice infatti di rivestirsi delle virtù necessarie per affrontare i nostri nemici reali, che non sono mai gli altri, ma “gli spiriti del male”. La verità dice il Papa perché “non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza. Ricercare e scegliere sempre la verità non è facile; è però una decisione vitale, che deve segnare profondamente l’esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta e onesta.” La riflessione del Papa si conclude con il pensiero ai giovani “a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione” ma a rivolgersi sempre all’affetto materno di Maria.

Poi il Papa è di nuovo sceso in Piazza per incontrare alcuni rappresentanti della comunità ecclesiale, civile, imprenditoriale e operaia della città. E subito dopo è ripartito per Firenze.