Prato , martedì, 10. novembre, 2015 8:50 (ACI Stampa).
I primi ad accogliere il Papa sono i malati che all’ingresso dell’antico duomo hanno uno spazio tutto per loro insieme ai religiosi, ai sacerdoti della diocesi. Un saluto che si conclude con la visita alla cappella dove si custodisce uno degli antichi tesori della devozione di Prato la Sacra Cintola, una striscia di stoffa che la pietà popolare vuole sia della Madonna.
Una frase sul libro d’oro del Duomo e il saluto alla piazza dalla piccola loggia che è simbolo del duomo di Prato da cui tutti i Pontefici si sono sempre affacciati. Il benvenuto della città con il saluto del vescovo “ siamo una comunità laboratorio di intraprendenza e spiritualità” dice Agostinelli.
“Sono venuto come pellegrino, di passaggio,- dice il Papa- poca cosa in questa città ricca di storia e di bellezza, che lungo i secoli ha meritato la definizione di “città di Maria”.”
Ma la franse che scalda il cuore della gente della piazza è il ricordo della donna cinese morta nel rigo di un dormitorio un anno fa. Il Papa parla della sacralità di ogni essere umano che “richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno; la vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità!”
La “sacra cintola” da lo spunto al Papa che parla del cammino di salvezza del popolo di Israele ed essere “con i fianchi cinti” cioè essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino. Una esortazione per l’oggi “ a non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada.”