Città del Vaticano , venerdì, 8. aprile, 2022 9:00 (ACI Stampa).
All’inizio del cammino di riforma, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, aveva proposto di stabilire in Segreteria di Stato un ufficio per le mediazioni pontificie. Questo ufficio, nella Praedicate Evangelium, non è previsto, ma non è detto che non si faccia in futuro, spiega il Cardinale.
In questa seconda parte dell’intervista con ACI Stampa, il Cardinale Parolin affronta anche il tema della mancanza di personale diplomatico e del ruolo della Segreteria di Stato dopo la riforma, diminuito in alcune competenze ma sempre al servizio diretto del Papa.
Anni fa, lei propose di includere un Ufficio per le Mediazioni Pontificie nella Segreteria di Stato vaticana nell’ambito delle discussioni per la riforma della Curia. Ora la riforma della Curia è stata pubblicata, ma questo ufficio non c’è. Ma in che modo potrebbe funzionare un ufficio del genere oggi, quando tutti sembrano volere le mediazioni della Santa Sede, ma poi non ascoltano? – e mi riferisco alle esperienze più recenti di mediazione in Venezuela e Nicaragua, quest’ultima conclusasi con una espulsione repentina e sconcertante del nunzio…
Non è detto che la riforma della Curia metta la parola fine all’idea di un ufficio per le mediazioni pontificie. La Curia è un organismo vivente, va avanti, ovviamente sempre seguendo le indicazioni date dal Papa. Ma quanti istituti e enti si sono aggiunti sempre dopo ogni riforma?
Il problema fondamentale per noi è quello delle risorse. C’è bisogno di risorse umane e risorse economiche. Un ufficio del genere comportava un investimento massiccio, perché la mediazione non è solo fare gesti: è un impegno serio, fatto di studio, approfondimento. E ci vuole tempo, disponibilità, mezzi. Non si è andati avanti soprattutto per questa difficoltà di reperire le risorse. Siamo, in fondo, una realtà piccola che si trova ad affrontare problemi enormi, e cerchiamo di farlo con le forze che abbiamo a disposizione.