Firenze , lunedì, 9. novembre, 2015 20:03 (ACI Stampa).
L'austera cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore ha accolto i delegati del quinto Convegno ecclesiale nazionale nel cuore pulsante dell'umanesimo culturale; nel cuore di quella Firenze in cui “l'affermazione dell'umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell'arte con la cura del debole e l'esercizio della misericordia". Così il cardinale arcivescovo fiorentino Giuseppe Betori, ha rivolto il suo benvenuto ai 2200 rappresentanti delle diocesi e realtà ecclesiali del bel Paese.
Prima di tutto la preghiera nel programma del pomeriggio che ha dato il via a Firenze2015, quindi il racconto delle le "basi" del "nuovo umanesimo", che viene da Gesù Cristo, come recita il tema dell'assise. Ad avvio di programma il raduno in quattro basiliche; poi altrettante processioni, fin dentro il cuore sociale e religioso della città, come ricordato dal Sindaco Dario Nardella. "Firenze mette a disposizione la sua bellezza", ha detto il primo cittadino, ricordando il "dono" di ricevere, domani, Papa Francesco.
Un binomio, la Chiesa e la piazza, visibile nel cuore delle città, come ricordato nel suo saluto dal cardinale Betori. In questo "inizio fiorentino" i delegati sono anche passati dal Battistero, "in cui abbiamo fatto memoria della nostra conformazione a Cristo, e usciremo nel mondo, nella storia, nella piazza in cui dal campanile di Giotto si apprendono i lavori dell’uomo insieme a quelli di Dio, il mestiere di vivere", ha detto l'arcivescovo.
Firenze, ha aggiunto Betori, è una città in cui “l'affermazione dell'umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell'arte con la cura del debole e l'esercizio della misericordia”. Questa città, ha proseguito, “vi indica come un traguardo e una missione: una sintesi di ricerca sincera e intensa del vero, di espressione in superbe forme di bellezza, di passione generosa e multiforme di carità”.
Certo, ha richiamato il Cardinale, "non ci abbandona certamente la consapevolezza che nell’affermare se stesso l’uomo può anche decadere in forme orrende di disumanizzazione"; "siamo eredi di una storia - ha aggiunto - che, specialmente nei secoli a noi più vicini, ha mostrato quanto feroce e brutale possa essere l’umanità".