Per fare tutto questo, dice Papa Francesco, non basta “consolidare il senso di appartenenza”, ma serve anche di “rafforzare le fondamenta del vivere comune, che poggia sul diritto e la legalità”. Un riferimento indiretto, questo, anche alla situazione a Malta, che vive una crisi politica molto forte, con accuse di corruzione incrociate, che hanno vissuto il culmine con l’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia nel 2017.
Il Papa invita a coltivare “la legalità e la trasparenza, che permettono di sradicare malvivenza e criminalità, accomunate dal fatto di non agire alla luce del sole”.
Ma la casa europea “è anche in prima linea per la salvaguardia della più ampia casa del creato”, un creato che va “custodito dall’avidità vorace, dall’ingordigia del denaro e dalla speculazione edilizia, che non compromette solo il paesaggio, ma il futuro”, mentre “la tutela dell’ambiente e la giustizia sociale preparano l’avvenire”.
Quindi, il vento dell’Ovest, che sono “gli stili di vita occidentali”, sia nei suoi valori di libertà e democrazia che nei suoi rischi, perché – dice Papa Francesco – “la brama del progresso non pori a staccarsi dalle radici”, e in questo malta è un “laboratorio di sviluppo organico”, dove “progredire non significa tagliare le radici con il passato in nome di una falsa prosperità dettata dal profitto, dai bisogni indotti dal consumismo, oltre che dal diritto di avere qualsiasi diritto”.
Per questo, serve “custodire la memoria e tessere con rispetto l’armonia tra le generazioni, senza lasciarsi assorbire omologazioni artificiali e colonizzazioni ideologiche”; consapevoli che “alla base di una crescita solida c’è la persona umana, il rispetto della vita e della dignità di ogni uomo e di ogni donna”.
Papa Francesco loda l’impegno dei maltesi “nell’abbracciare e proteggere la vita”, incoraggia a continuare a farlo “dall’inizio fino al termine naturale”, ma anche dalla logica dello scarto, che colpisce lavoratori, anziani, malati, ma anche i giovani, i quali “rischiano di buttare via il bene immenso che sono, inseguendo miraggi che lasciano dentro tanto vuoto”. Perché questo provocano “il consumismo esasperato, la chiusura alle necessità degli altri e la piaga della droga, che soffoca la libertà creando dipendenza”.
Quindi, il Sud, da dove vengono i migranti “in cerca di speranza”. Il Papa ringrazia le autorità per l’accoglienza che viene data, ma ricorda che “per ben affrontare la complessa questione migratoria occorre situarla entro prospettive più ampie di tempo e di spazio”; ricordando che “il fenomeno migratorio non è una circostanza del momento, ma segna la nostra epoca”, perché “porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti di cui si pagano le conseguenze”.
Ma poi c’è lo spazio, perché l’emergenza migratoria si allarga – e il Papa fa riferimento anche ai rifugiati della “martoriata ucraina” – e chiede “risposte ampie e condivise”, dato che “non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone”.
Ci vuole, esorta Papa Francesco, “corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà”.
Ricordando San Paolo, e il giudizio fluttuante su di lui dei maltesi al suo approdo (prima naufrago, poi malvivente, quindi divinità), il Papa chiede un giudizio bilanciato, ricordando l’umanità delle persone, e chiedendo di evitare la “narrazione dell’invasione”, il cui obiettivo primario “sembra essere la tutela ad ogni costo della propria sicurezza”.
Chiede Papa Francesco: “Aiutiamoci a non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri. L’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere”.
Papa Francesco chiede di non lasciare che “l’indifferenza spenga il sogno di vivere insieme”, pur considerando che “accogliere costa fatica e chiede rinunce”.
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Infine, il vento che viene da Est. Lì sorge la prima luce, eppure da lì vengono oggi “le tenebre della guerra".
Sottolinea Papa Francesco: “Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti”.
Accusa Papa Francesco che “mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà”.
Papa Francesco esorta: “Nella notte della guerra che è calata sull’umanità, non facciamo svanire il sogno della pace”.
È urgente “ridare bellezza al volto dell’uomo, sfigurato dalla guerra”, e – ricordando una statua maltese che raffigura pace e bellezza come una madre – il Papa mette in luce che “la tenerezza delle madri, che danno al mondo la vita, e la presenza delle donne sono l’alternativa vera alla logica scellerata del potere, che porta alla guerra”.
Insomma, abbiamo bisogno di “compassione e cura” e non “di visioni ideologiche e di populismi, che si nutrono di parole d’odio e non hanno a cuore la vita concreta del popolo, della gente comune”.