Roma , venerdì, 1. aprile, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Sotto la Croce tutto sembra perduto. Il cielo è plumbeo, l’ombra dell’Uomo contorta dall’agonia si allunga su quei pochi che sono rimasti fino alla fine, mentre il loro cuore si colma di un dolore infinito. Chiunque, sotto la Croce, ha voglia di fuggire, di mettere ogni distanza possibile tra sé e quell’agonia che sembra senza limiti. Fuggire, ritrovare i colori della vita, sentire il cuore allargarsi…sentirsi leggeri e pensare di avere in pugno il proprio destino, di non dover rendere conto a niente e a nessuno di quello che si vive, che si insegue.
Raggiungere i più lontani confini della terra, dimenticarsi di tutto, vivere per se’ e diventare la misura del tempo e dell’esistenza. E lì, all’estremo della corsa, accorgersi che l’ombra della Croce è ancora dinanzi, con il suo carico di dolore e di Mistero e che sfuggirLe non serve, non si prova vera libertà, non c’è vera felicità, anche sotto il cielo più limpido e gli orizzonti più liberi. L’angoscia, il vuoto, il male sono in agguato, ordiscono nuove trappole, le loro reti si nascondono nei giorni più inebrianti. La domanda, allora, si fa strada: proprio sotto la Croce la luce si fa più tersa, la paura si sfalda, la strada si apre, e il cuore trova riparo?
Queste immagini ci vengono incontro mentre ci inoltriamo nella lettura di un testo appena mandato in libreria dalle edizioni San Paolo: “Incontrare il Crocifisso”, di Tomas Halik. Ed è un’occasione per conoscere, oppure ritrovare un autore considerato tra i più importanti dei nostri tempi, un intellettuale del centro Europa impegnato per il dialogo interreligioso, i diritti umani, la libertà di fede e i rapporti tra mondo laico e cristiano. La sua vita, poi, rappresenta una sorta di paradigma della difficile storia del Novecento e dei nostri anni complicati.
Studioso di filosofia, sociologia e psicologia all'Università Carolina della sua città, Praga, dove è nato nel 1948, è costretto ad abbandonare la carriera accademica quando i servizi segreti, negli anni '70, lo espellono dall’università e lo perseguitano come nemico del regime comunista. La ricerca scientifica, in questo momento, si trasforma in una autentica ricerca di senso, di fede: nel 1972 si avvicina alla Chiesa cattolica e comincia a studiare clandestinamente teologia, fino a essere ordinato sacerdote nel 1978, a Erfurt, in Germania. Molti anni, dunque, vissuti dentro la “chiesa clandestina” che diventa testimonianza viva, sofferta, della scelta di vivere il Vangelo, e quindi di rimanere sotto la Croce.
È stato uno dei collaboratori e consiglieri più stretti del presidente Vaclav Havel. Nel 2011, durante una cerimonia nella principale Sinagoga di Varsavia situata in quello che fu il ghetto, ha ricevuto dal Consiglio dei Cristiani ed Ebrei il titolo "L’uomo della riconciliazione 2010". Ha vinto inoltre il Premio Templeton nel 2014, una sorta di premio Nobel per la religione, grazie proprio alle sue numerose pubblicazioni tradotti in varie lingue. E’ stato invitato a fare da relatore a incontri del Ratzinger Schuelerkreis, il Circolo di ex studenti di Benedetto XVI, che del resto nel 2008 l’ha nominato Prelato d’onore di Sua Santità.
Oggi insegna filosofia e sociologia della religione all’Università Carolina di Praga.