Tolentino , lunedì, 4. aprile, 2022 12:30 (ACI Stampa).
E’ il 2016 e nella cornice dei Monti Sibillini vivono quattro famiglie. Al centro del racconto c’è Jacopo, che gira per boschi citando Dante Alighieri e omaggiando ogni giorno la bellezza della natura. E’ figlio di Alba e Dante, un’attrice e un drammaturgo che vivono in una casa sull’Appennino marchigiano, amandosi come fosse il primo giorno. A pochi chilometri di distanza vive Lucia, che appena abbandonata dal marito, si ritrova a gestire una fattoria da sola; mentre a iniziare un nuovo capitolo del loro amore ci sono David ed Elisabetta, in attesa del primogenito. L’ultimo arrivato è invece don Ghali, giovane parroco africano, giunto a gestire una piccola parrocchia.
‘La ballata dei gusci infranti’ (sostenuto da Confartigianato e da Regione Marche), interpretato da Simone Riccioni (che è anche produttore con ‘Linfa Crowd 2.0’), Caterina Shulha, Paola Lavini, Miloud Benamara, Barbara Enrichi, Samuele Sbrighi, e con la partecipazione di Lina Sastri e Giorgio Colangeli per la regia di Federica Biondi è nelle sale cinematografiche italiane dal 31 marzo. Il film, nato dal libro di David Miliozzi ‘E tutto iniziò a tremare’ e da un’idea della dott.ssa Elisabetta Garbati, è stato sceneggiato da Simone Riccioni, David Miliozzi e Jonathan Arpetti.
Abbiamo incontrato al multiplex Giometti di Tolentino Simone Riccioni, che ha salutato e concesso autografi ai molti spettatori che hanno occupato quattro sale, chiedendogli di raccontarci la genesi del film: “Il film nasce da un incontro con la regista Federica Biondi, con la quale abbiamo deciso di scrivere una sceneggiatura per raccontare la storia dei nostri compaesani che hanno vissuto il terremoto del 2016. Sono quattro storie che si intrecciano tra loro con il protagonista che le unisce come un filo conduttore attraverso le rime di Dante Alighieri”.
Perché la scelta della regione marchigiana come location?
“Essendo marchigiano sono innamorato del mio territorio. L’idea è quella di lavorare in questo territorio per raccontare la bellezza della regione, che il più delle volte è vista solo come regione di passaggio. Invece sono convinto che abbiamo tutto a ‘portata di mano’: mare, montagna, arte… Allora ho detto: giriamo il film nelle Marche”.