Rabat , venerdì, 1. aprile, 2022 9:00 (ACI Stampa).
Una delle tappe più significative del viaggio di Papa Francesco a Malta è la sosta per la preghiera nelle Grotta di San Paolo a Rabat. La grotta è parte di un complesso di ipogei e oggi vi si accede dalla chiesa dedica all’ Apostolo a lui dedicata attraverso una scalinata. La grotta è stata visitata da Giovanni Paolo II il 27 maggio del 1990 e da Benedetto XVI il 17 aprile del 2010, in occasione del 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo.
Padre Joseph Mizzi, dal 2021 è parroco e rettore della chiesa, che è anche parrocchia, ricorda le precedenti due visite:
“E’ un ricordo meraviglioso che io ho, prima da seminarista, poi da prete e adesso da arciprete del complesso paolino. Per noi queste visite dei Papi confermano la fede dei maltesi, confermano che questa zona è una zona veramente santa, una terra santa per noi. Qui la tradizione dice, seguendo gli Atti degli Apostoli, capitolo 28, che Paolo ha vissuto nella sua permanenza a Malta, e che poi ha continuato il suo viaggio a Roma. Qui ha guarito gli infermi, ha celebrato per la prima volta l’Eucaristia, ha annunciato la Parola di Dio e ha fatto anche i primi battesimi. Qui è nata la prima comunità cristiana maltese. Per questo per noi la grotta è santa, perché è la culla, è l’inizio della Chiesa cattolica a Malta. Perciò noi continuiamo a venerarla. Non soltanto le pietre, perché le pietre non significano niente, ma noi veneriamo quello che Paolo ci ha insegnato. Proprio come si vede nella statua, Paolo è sempre con il libro del Vangelo in mano. Per noi è una responsabilità enorme che ci chiama a riflettere, meditare e pregare sulla Parola di Dio e poi annunciarla, come hanno fatto prima di noi altri sacerdoto, così continuiamo anche noi in questi giorni, a ricevere il dono della Parola e continuare ad annunciarla alle nuove generazioni”.
Quale messaggio ci porta la presenza di San Paolo a Malta? Qual è la devozione di San Paolo e qual è la responsabilità di seguire le orme di San Paolo come predicatore?
“Per noi è una grande responsabilità. C’è una devozione popolare qui, fin dal Medioevo. Qui venivano tanti pellegrini da tutta l’Europa per prendere della pietra e credevano che la pietra curava le malattie, e quindi tanta gente prendeva pezzi di pietre da questa grotta. Per noi, oggi la responsabilità è quella di annunciare la Parola, di capire bene le lettere di Paolo e annunciarle nuovamente, e di creare un dialogo ecumenico con altri cristiani, che pure leggono e meditano la Parola di Dio”.