Città del Vaticano , mercoledì, 30. marzo, 2022 9:30 (ACI Stampa).
Il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentra la sua riflessione sul tema: “La fedeltà alla visita di Dio per la generazione che viene”. "Nel nostro itinerario di catechesi sul tema della vecchiaia, oggi guardiamo al tenero quadro dipinto dall’evangelista san Luca, che chiama in scena due figure di anziani, Simeone e Anna. La loro ragione di vita, prima di congedarsi da questo mondo, è l’attesa della visita di Dio", dice il Pontefice in Aula Paolo VI.
"Simeone sa, per una premonizione dello Spirito Santo, che non morirà prima di aver visto il Messia - racconta Francesco - Anna frequenta ogni giorno il tempio dedicandosi al suo servizio. Entrambi riconoscono la presenza del Signore nel bambino Gesù, che colma di consolazione la loro lunga attesa e rasserena il loro congedo dalla vita".
Il Papa chiede: Che cosa possiamo imparare da queste due figure di anziani pieni vitalità spirituale?
Che "la fedeltà dell’attesa affina i sensi". "Lo Spirito Santo fa proprio questo: illumina i sensi. La vecchiaia indebolisce, in un modo o nell’altro, la sensibilità del corpo. Tuttavia, una vecchiaia che si è esercitata nell’attesa della visita di Dio non perderà il suo passaggio: anzi, sarà anche più pronta a coglierlo. Oggi abbiamo più che mai bisogno di questo: di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù", sottolinea il Pontefice.
Per Francesco "non ci si accorge di essere anestetizzati, senza capire cosa succede.". "Quando perdi la sensibilità del tatto o del gusto, te ne accorgi subito. Invece, quella dell’anima puoi ignorarla a lungo. Essa non riguarda semplicemente il pensiero di Dio o della religione. L’insensibilità dei sensi spirituali riguarda la compassione e la pietà, la vergogna e il rimorso, la fedeltà e la dedizione, la tenerezza e l’onore, la responsabilità propria e il dolore per l’altro. In una società che esercita soprattutto la sensibilità per il godimento, non può che venir meno l’attenzione verso i fragili e prevalere la competizione dei vincenti. Certo, la retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto. Ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale. Lo spirito della fraternità umana – che mi è sembrato necessario rilanciare con forza – è come un abito dismesso, da ammirare, sì, ma... in un museo", dice ancora il Papa.
Che cosa possiamo fare per colmare questo scarto? E' questa la domanda del Papa.