Città del Vaticano , domenica, 8. novembre, 2015 12:40 (ACI Stampa).
“So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene e sono state prese delle misure che hanno cominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili”. Dopo qualche accenno di questi giorni, colto nelle parole dei vari discorsi e omelie, il Papa ha deciso di intervenire in prima persona sul cosiddetto Vatileaks, il “reato”, come lui stesso l’ha definito, della sottrazione di alcuni documenti della commissione Cosea, alla base di due libri presentati in questi giorni.
E lo ha fatto durante l’Angelus di oggi, scegliendo la via della presa di posizione diretta, senza troppi giri di parole, confortato dagli applausi delle migliaia di persone che gremivano una piazza San Pietro assolata.
Da parte del Papa nessun accenno ai due arresti dei giorni scorsi operati dalla Gendarmeria vaticana né, ovviamente, alle indagini ancora in corso. Ma Francesco ha rassicurato i fedeli: “voglio dirvi anche che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi – un altro applauso forte -. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato”.
Prima della preghiera mariana, il Papa aveva parlato del vangelo di oggi, soffermandosi molto sulla differenza tra “quantità e pienezza”. “Alcuni hanno malattie cardiache che fanno abbassare il cuore al portafoglio – ha detto – e quello non va bene”. “Puoi avere tanti soldi ma essere vuoto”, ha detto ancora Francesco.
“Gesù, oggi – ha aggiunto commentando la pagina evangelica - , dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza; non è questione di portafoglio, ma di cuore. Amare Dio ‘con tutto il cuore’ significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo”.