Città del Vaticano , mercoledì, 23. marzo, 2022 9:18 (ACI Stampa).
Di fronte ad una società sempre più politicamente corretta, che non ci permette di considerare il valore degli anziani, siamo chiamati a renderci conto che invece anche la trasmissione della fede ha bisogno di una storia vissuta, perché altrimenti “difficilmente può attirare a scegliere l’amore per sempre, la fedeltà alla parola data, la perseveranza nella dedizione, la compassione per i feriti e avviliti”. Ma la testimonianza deve essere leale, altrimenti è ideologica, è propaganda, è un tribunale in cui si condanna il passato. E lancia l’idea di un percorso ascolto degli anziani negli itinerari di catechesi.
Papa Francesco continua il ciclo di udienze generali dedicato alla vecchiaia, e la guida di oggi è il Cantico di Mosè, che il patriarca pronunciò a 120 anni, mantenendo una vitalità di sguardo che – dice Papa Francesco – “è un dono prezioso: gli consente di trasmettere l’eredità della sua lunga esperienza di vita e di fede, con la lucidità necessaria”.
Spiega Papa Francesco: “Una vecchiaia alla quale viene concessa questa lucidità è un dono prezioso per la generazione che deve seguire. L’ascolto personale e diretto del racconto della storia di fede vissuta, con tutti i suoi alti e bassi, è insostituibile”.
Manca, per Papa Francesco, la vera tradizione, la vita vissuta, si pensa addirittura che i vecchi debbano essere scartati. Eppure “il racconto diretto, da persona a persona, ha toni e modi di comunicazione che nessun altro mezzo può sostituire”.
Aggiunge Papa Francesco: “Io posso dare testimonianza personale: L’odio, la rabbia contro la guerra la ho imparata da mio nonno, che aveva fatto il Piave del 1914. E questo non si impara dai libri, ma trasmettendolo dai nonni ai nipoti. Oggi purtroppo questo non è così, pensiamo che i nonni siano materiale di scarto, ma sono l memoria storica di un popolo”