Roma , venerdì, 18. marzo, 2022 9:00 (ACI Stampa).
Roma non finisce mai di stupirci con le sue bellezze, con i suoi luoghi d'arte e di fede, con le sue perle nascoste. La Capitale è un “vaso di pandora” che dona - sempre - a ogni suo visitatore la possibilità di entrare in mondi così affascinanti davanti ai quali non si può che rimanere a bocca aperta. E’ questo il caso del vero e proprio tesoro nascosto della piccola Scala Santa che si trova all’interno della chiesa di San Giuseppe Capo le Case, a Roma.
Siamo nel pieno centro della Capitale, a pochi passi da Trinità dei Monti e da Piazza di Spagna. Qui, sorge questa piccola chiesa dedicata a San Giuseppe. La denominazione di “Capo le Case” deriva dalla zona in cui sorge: “ad Capita Domorum” perché anticamente si trovava proprio in questa zona il limite tra l’urbanizzazione voluta da Papa Sisto V Peretti (1585-1590) e l’aperta campagna romana. In questo lembo di terra sorgeva un monastero di Carmelitane Scalze, voluto dall’oratoriano spagnolo Francesco Soto (1534-1619). Molte sono state le vicende che hanno interessato questo luogo come la soppressione degli ordini religiosi del 1873 ad opera di Napoleone e il passaggio al Regno d’Italia (l’edificio ospitò nel 1880 il Museo Artistico Industriale). Fu per volere dello stesso spagnolo Soto che sorse, nel 1598, la chiesa di San Giuseppe, consacrata il 14 agosto dello stesso anno. La dedicazione al santo padre putativo di Gesù, era in ricordo sia del primo monastero carmelitano sorto ad Avila, sia per la grande devozione dello stesso Soto per il Santo. La chiesetta vivrà poi diversi rifacimenti architettonici fino ad arrivare all’odierna struttura.
In questo piccolo tempio, nel silenzio che avvolge quadri e suppellettili sacre, una porta che si trova nell’antico coro delle religiose carmelitane dà accesso al vero tesoro della chiesa: è la piccola Scala Santa fatta costruire nel 1717 per conto della superiora dell’epoca Madre Serafina della Santissima Trinità. La Scala è una piccola riproduzione di quella più famosa che si trova davanti la Basilica di San Giovanni in Laterano. L’opera è visibile anche dall’interno della chiesa grazie a un vetro scorrevole che ha sostituito una precedente grata posta sopra l’altare maggiore.
“Una Scala Santa per consolazione comune di questo nostro monastero”, così si legge nelle cronache del convento. A realizzare l’opera, venne chiamato l’architetto Tommaso Mattei (1652-1726), attivo nel periodo dell'arte barocca a Roma, allievo degli artisti romani Carlo Fontana e Carlo Rainaldi. Mattei volle studiare bene il tutto primo di procedere ai lavori che diedero vita - come si legge in un documento dell’epoca - a questa “fabbrica adorna di stucchi, di scalini, di marmo bianco e così la cappella e i romitori” dove le carmelitane si riunivano a pregare.
Finiti i lavori di costruzione, venne invitato Papa Clemente XI Albani (1700-1721) a benedire l’opera. In un primo momento il Pontefice diede l’incarico a un suo legato, Monsignor Cervini (fine 1500-1663) e al cappellano delle suore carmelitane, ma poi - con grande stupore delle religiose - accadde qualcosa di inaspettato, inedito, sorprendente: il 15 maggio 1718 fu il Pontefice stesso a far visita - assieme a vari porporati e prelati della Curia Romana - alle religiose per benedire la Scala Santa. L’evento è ricordato nell’iscrizione posta sopra l’ingresso dell’opera: Clemente XI concedeva 25 anni di indulgenza alle religiose che sarebbero salite in ginocchio e l’indulgenza plenaria - 5 volte - l’anno se ciò fosse avvenuto in giorno di comunione.