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Ucraina, la posizione della Chiesa cattolica in Russia

Una dichiarazione alla fine dell’ultima plenaria. Una lettera all’inizio delle ostilità. I vescovi cattolici di Russia guardano con shock al conflitto in Ucraina. L’appello alla preghiera

Conferenza Episcopale Russa | I vescovi della Conferenza Episcopale Russa | Cathmos.ru Conferenza Episcopale Russa | I vescovi della Conferenza Episcopale Russa | Cathmos.ru

È un appello alla preghiera, quello che i vescovi cattolici di Russia hanno lanciato al termine della loro ultima plenaria, che si è tenuta il 15 e 16 marzo. Assemblea durante la quale è venuta la notizia che il Papa avrebbe consacrato Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Un segno di speranza per i vescovi del Paese, che il 24 febbraio, al momento dell’aggressione russa, avevano invece scritto una lettera ai fedeli dicendosi “shockati” dalla situazione.

Partiamo dalle ultime notizie. Riunitisi il 15 e 16 marzo a Listvyanka, il vescovi

hanno “rivolto un appello ai cattolici e a tutti coloro che credono nella potenza di Dio affinché si uniscano a loro in una fervente preghiera, unita a digiuni e atti d'amore, per la concessione della pace alle persone in Ucraina, in Russia e nel mondo intero”. Accolta con “gioia e gratitudine” la notizia della consacrazione di Russia e Ucraina al cuore immacolata di Maria, i vescovi hanno chiesto “alle parrocchie e alle comunità di programmare tempestivamente preghiere appropriate per il giorno indicato, ad esempio al termine della celebrazione dell’Eucarestia”. Hanno anche chiesto ai fedeli di “tendere alla comprensione reciproca ed essere annunciatori della parola di riconciliazione”.

Nella lettera del 24 febbraio, i vescovi si rivolgevano direttamente ai fedeli. Sottolineavano che “noi, come tutti voi, siamo profondamente scioccati dal fatto che, nonostante gli enormi sforzi di riconciliazione, il conflitto politico tra Russia e Ucraina si sia trasformato in uno scontro armato”. 

Si tratta – proseguiva la lettera – di un confronto che “porta morte e distruzione e minaccia la sicurezza del mondo intero”, perché  “i popoli dei nostri paesi sono uniti non solo da una storia comune, ma anche da una comune grande sofferenza che ci ha colpito in passato a causa della follia della guerra. I nostri popoli meritano la pace, e non solo come assenza di guerra, ma come pace che consiste in una ferma determinazione a rispettare le altre persone, gli altri popoli e la loro dignità”. 

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I vescovi chiedevano di levare la voce perché si desse “resoconto rigoroso delle azioni militari che hanno intrapreso”, perché “il corso dei secoli a venire dipende in gran parte dalle decisioni attuali”.

I vescovi chiedevano a tutti quanti da cui dipendeva la decisione di “fare tutto il possibile per porre fine a questo conflitto” e si appellavano “anche a tutte le persone, specialmente ai fratelli cristiani, con un appello a resistere alla menzogna e all'odio, e ad essere fonte di riconciliazione, non aumento dell'odio e della violenza”.