Città del Vaticano , mercoledì, 16. marzo, 2022 9:25 (ACI Stampa).
Il Pontefice prosegue il nuovo ciclo di catechesi, iniziato da poche settimane, dedicato alla vecchiaia. Dall'Aula Paolo VI il Papa incentra la sua riflessione sul tema: “L’anzianità, risorsa per la giovinezza spensierata”. Prima, il Papa, ha incontrato alcuni studenti di Milano e ha fatto una preghiera spontanea per i ragazzi ucraini.
"Siamo sotto pressione - dice il Papa durante l'Udienza Generale - esposti a sollecitazioni opposte che ci rendono confusi. Da un lato, abbiamo l’ottimismo di una giovinezza eterna, acceso dai progressi straordinari della tecnica, che dipinge un futuro pieno di macchine più efficienti e più intelligenti di noi, che cureranno i nostri mali e penseranno per noi le soluzioni migliori per non morire. Dall’altra parte, la nostra fantasia appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà, come può succedere con un eventuale guerra atomica".
"Il giorno dopo – se ci saranno ancora giorni ed esseri umani – si dovrà ricominciare da zero. Non voglio rendere banale il tema del progresso, naturalmente. Ma sembra che il simbolo del diluvio stia guadagnando terreno nel nostro inconscio. La pandemia attuale, del resto, mette un’ipoteca non lieve sulla nostra spensierata rappresentazione delle cose che contano, per la vita e per il suo destino", commenta il Pontefice.
Francesco pensa alle Scritture. "Nel racconto biblico, quando si tratta di mettere in salvo dalla corruzione e dal diluvio la vita della terra, Dio affida l’impresa alla fedeltà del più vecchio di tutti, il “giusto” Noè. La vecchiaia salverà il mondo? In che senso? E come? E qual è l’orizzonte? La vita oltre la morte o soltanto la sopravvivenza fino al diluvio?".
"Gesù mette l’accento sul fatto che gli esseri umani, quando si limitano a godere della vita, smarriscono perfino la percezione della corruzione, che ne mortifica la dignità e ne avvelena il senso. E vivono spensieratamente anche la corruzione, come se fosse parte della normalità del benessere umano. I beni della vita sono consumati e goduti senza preoccupazione per la qualità spirituale della vita, senza cura per l’habitat della casa comune. Senza preoccuparsi della mortificazione e dell’avvilimento di cui molti soffrono, e neppure del male che avvelena la comunità. Finché la vita normale può essere riempita di benessere, non vogliamo pensare a ciò che la rende vuota di giustizia e di amore", commenta Papa Francesco.