Rieti , venerdì, 11. marzo, 2022 14:00 (ACI Stampa).
"Chiamati alla gioia autentica, sia festa la tua volontà". E' questo il nome del weekend vocazionale aperto a tutti, donne e uomini, che si terrà presto il monastero delle clarisse eremite di Fara in Sabina dal 25 al 27 marzo. ACI Stampa ne ha parlato con Don Paolo Catinello, Direttore dell'Ufficio Migrantes per la Diocesi di Noto (Siracusa).
Che cos'è un week end vocazionale? E come sarà strutturato questo ne monastero delle Clarisse Eremite di Fara Sabina dal 25 al 27 MARZO 2022?
Questo week end vuole essere un'opportunità consegnata ai giovani, donne e uomini, che vogliono sostare nella preghiera e cercare di entrare in una dinamica feconda con le Sacre Scritture per cogliere Dio nella propria vita, anche solo per qualche ora. Infatti, Dio ci chiama non per fare delle cose ma – piuttosto - per vivere una relazione significativa, autentica, colma di bellezza. La comunità ospitante è quella delle Clarisse Eremite di Fara in Sabina (a soli 45 km da Roma); donne dedite alla contemplazione di Dio sulle orme di S. Chiara e S. Francesco d’Assisi. Invece, per ciò che concerne il programma delle due giornate, tutto avrò inizio il pomeriggio di venerdì 25 marzo con l'ora media per sottolineare – da subito – l’importanza di entrare in dialogo con il salmista. Poi ci sarà una meditazione incentrata sulla dimensione della comunione della gioia con il Signore e con gli altri; la gioia di stare insieme come viene anche citata nell'Enciclica di Papa Francesco "Fratelli tutti". A seguire vivremo momenti di adorazione eucaristica - cioè la capacità di sostare davanti a Gesù Eucaristia – i vespri, la messa, la compieta, perché tutto sarà ritmato attraverso la preghiera che è espressione dell’alleanza che intercorre tra la creatura e il Creatore.
Che cosa si intende per vocazione? Chi può partecipare a questo incontro di due giorni?
Questo incontro vocazionale è aperto a tutte quelle persone che sono alla ricerca de senso reale e profondo della propria esistenza, desiderosi di donarsi appieno e, per farlo, è necessario scoprire “per chi” e per cosa valga la pena vivere. D’altronde è Dio che chiama all’interno di una dimensione gioiosa che non ha nulla a che vedere con il Dio delle rinunce, delle prove, con il Dio che osserva i nostri errori ma – piuttosto – con il Dio che vuole camminare con noi facendosi vicino anche quando noi lo avvertiamo di meno. Siamo chiamati alla vita - nonostante il mondo ci propini insistentemente la morte – e pertanto, in queste due giornate vocazionali, annunceremo il Dio dell'incontro che si ferma davanti all'uno, alla pecora smarrita, perché è il Dio dei dettagli attento alle piccole cose e che porta avanti l’economia della salvezza.