Kiev , mercoledì, 9. marzo, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Mentre i combattimenti in terra ucraina continuano, causando morti tra i civili, e la Santa Sede chiede che si proseguano le trattative per giungere ad un accordo di pace, Sua Beatitudine Sviatoslav, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha invitato i cristiani a pregare per la cattedrale di Santa Sofia di Kiev, il santuario spirituale dei popoli slavi, esortando l'aggressore ad astenersi da un ventilato attacco aereo da parte delle forze armate russe: “Possa Santa Sofia, la Sapienza Divina, far rinsavire coloro che hanno deciso di commettere questo crimine".
E dalla terra ucraina arrivano testimonianze dalle congregazioni religiose che raccontano la vita al tempo di guerra, come raccontano i salesiani, che sono presenti in Ucraina e stanno facendo il possibile per la popolazione, secondo la testimonianza di don Mykhayl Chaban, superiore della Visitatoria ‘Maria Ausiliatrice’ di rito greco cattolico:
“Purtroppo, la situazione continua ad essere tragica. Prepariamoci a tempi ancora più duri. Non sappiamo quanto a lungo continuerà questa guerra, e allora dobbiamo essere pronti per un periodo anche lungo… Ci sono tante vittime tra i soldati, ma anche tra la gente civile. Il mondo intero attende decisioni immediate per fermare l’aggressore. In tutta Ucraina c’è pericolo di bombardamenti. Oggi soffre molto la nostra capitale, Kiev, e anche le zone che confinano con la Russia. La gente sta scappando dalle proprie case”.
Mentre l’Ordine Francescano Secolare (OFS), in rete con la ‘Mensa Santa Chiara’ di Rieti, sta mettendo a disposizione alcune strutture per l’accoglienza, dopo il racconto del frate minore, p. Romualdo Zagurskyi, che vive con la comunità a Konotop, nell’Ucraina nordorientale, a 90 km dal confine con la Russia, assediata dal 25 febbraio: “Nonostante la grande tensione nella società, l’ansia e il panico diffuso, nel nostro convento, insieme con padre Florian, con volontari e i parrocchiani, siamo a servizio delle persone con la preghiera, il sostegno, offrendo il pranzo, il tè caldo e parole di incoraggiamento… Il nostro Convento è aperto a chiunque abbia bisogno di protezione, riparo o cibo e già dal primo giorno abbiamo ospitato 23 persone rimaste per la notte, per lo più donne e bambini… insieme ai residenti della città, organizziamo raccolte di cibo per i loro bisogni e acquistiamo prodotti per consegnarli a quanti possono essere un pericolo di vita”.
Ed ha lanciato un appello alla pace: “I bambini che vengono nei nostri centri di accoglienza giocano, guardano cartoni animati e dimenticano persino che c’è una guerra intorno, mentre alcune persone adulte magari per la prima volta nella loro vita prendono il Rosario, pregano in ginocchio, imparano a cantare canti religiosi e sperimentano la vera pace, che non può essere raggiunta attraverso carri armati o altre armi”.