I temi della conferenza sono stati invece le due encicliche di Benedetto XVI sulla carità.
Il Cardinale tedesco è stato dal 1995 al 2010 presidente del Pontificio consiglio “Cor Unum” che si occupava della carità della Santa Sede.
Nessuno meglio di lui può spiegare la genesi della enciclica “Deus caritas est.”
Cordes parte da Giovanni Paolo II cui non “era sfuggito il fatto che la secolarizzazione stava oscurando l'immagine della carità cristiana. In oltre si diffondeva un altro errore. Spesso si esortava gli operatori umanitari della chiesa ad astenersi dalla religione in quanto tale”.
La carità senza la fede era il rischio che si correva, ma “la parola della Scrittura e la sensibilità umana hanno dato ai cristiani la pratica della carità. Da semplici credenti a santi celebrati, la carità veniva fatta spontaneamente. Non serviva riflettere sull'amore per il prossimo, non occorreva un trattato sistematico per farlo. Neppure il Concilio Vaticano II ha presentato sistematicamente la diaconia della carità; piuttosto, si è limitato a singole affermazioni sparse e sporadiche”.
Serviva una testo pontificio, secondo Cordes. Ma all’inizio non ci fu una reazione troppo entusiasta in Vaticano. Nel 2003 Giovanni Paolo II però mette mano al testo con il cardinale Cordes e chiede il consiglio dell’allora cardinale Ratzinger. Ma il testo non riceve ancora una approvazione pontificia. Cordes raggiunge il cardinale Ratzinger a Bressanone dove il cardinale bavarese trascorre le vacanze, e insieme mandano una lettera alla Segreteria di Stato. Intanto arriva il 2 aprile 2005 e la elezione di Ratzinger al soglio di Pietro. E’ il momento giusto. Benedetto XVI vuole trattare del comandamento dell'amore e non solo della carità come assistenza.
Cor unum programma un congresso “Sull'amore cristiano” per il gennaio del 2006 a Roma. L’enciclica viene firmata a Natale del 2005 e presentata il 25 gennaio 2006
Un testo completamente nuovo, dice Cordes, rispetto al documento su cui aveva lavorato. “Il Papa aveva, per così dire, capovolto la nostra vecchia logica”, spiega il cardinale.
La chiave ermeneutica della sua lettura è: Dio come fonte d’amore. “Questo è l'accento che il Papa vuole dare a tutti gli impegni ecclesiali. L'intenzione dell’attuale Papa emerito è di ancorare ogni cura pastorale nella persona e nella Parola di Dio. Cosa per niente scontata!”.
Deus caritas est , spiega Cordes, è “un'istruzione elementare: Dio va riscoperto! E questo appello vale per tutti, non ultima per la nostra Chiesa. Anche questo non è un richiamo per nulla superfluo!”
L’allarme sulla dimenticanza di Dio del resto Benedetto XVI l’aveva lanciato già da cardinale nel 1971, quando “ammoniva in una pubblicazione che la Chiesa non doveva perdersi nell'"autosufficienza" dopo l'euforia del Vaticano II”.
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Il rischio, sarebbe stato che pastori e teologi si sarebbero occupati più dell’uomo che di Dio “non più della stessa verità inscrutabile, ma delle realtà positive della propria comunità”.
“Per tutta la sua vita- dice Cordes- questo uomo di Chiesa fu spinto dalla volontà di rimettere al centro la fede, che ad un certo punto chiamò “teocentrismo”: da un articolato risalire del pensiero e dell'azione cristiana al Padre del Nostro Signore Gesù Cristo”. Perché “Benedetto vuole conquistarci a Dio con la sua sensibilità ed entusiasmo spirituale. E sa anche - come pochi - come accendersi per questo amore di Dio”.