Città del Vaticano , martedì, 1. marzo, 2022 18:00 (ACI Stampa).
“Un progetto che prevedeva la riorganizzazione del materiale, la sua conservazione e il restauro di una parte di esso a causa delle precarie condizioni quando fu raccolto da Marega, ma anche la digitalizzazione, lo studio e la catalogazione dei documenti e la creazione di un database che permettesse l’accesso ai singoli documenti e a una loro descrizione. Il progetto è ora compiuto”.
Si tratta del progetto della Biblioteca Apostolica Vaticana che da anni si è sviluppato per la conservazione del fondo archivistico giapponese intitolato a Mario Marega, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta forse di una fra i maggiori al mondo fuori dal Giappone.
Mario Marega nato nel 1902 era un missionario salesiano, a 27 anni nel 1930, chiese di andare in Giappone. E lì rimase fino al 1974. Durante quel lungo soggiorno studia e scrive, traduce in italiano il Kojiki, il più antico testo mitologico giapponese. Poi si interessa alla storia del cristianesimo in Giappone, raccogliendo documenti, abbandonati nei pressi di edifici feudali diruti o venduti da rigattieri locali. Dopo alterne vicende, nel 1953 Marega riesce a spedire questi documenti in Italia attraverso l’internunzio apostolico. Dopo una prima sistemazione sommaria nei depositi della Biblioteca Vaticana alcuni documenti furono immediatamente inseriti nel fondo dei Vaticani estremo-orientali, i documenti vennero dimenticati. Furono ritrovati in Biblioteca nel mese di marzo del 2011, ancora con la suddivisione in 21 colli che padre Laurent, scriptor Latinus, aveva dato nel 1964.
I documenti conservati nel fondo Marega sono fondamentali per ricostruire le alterne vicende del cristianesimo in Giappone, dall’editto di bando generale del 1612 alla fine del periodo Edo nel 1868. Le autorità centrali bandirono il cristianesimo, lasciando alle autorità locali i compiti di sorveglianza. Le autorità feudali e religiose locali ‒ nella fattispecie, il Daimyo (feudatario) di Bungo (oggi Usuki, nella prefettura di Oita) ‒ andarono man mano a costituire ed alimentare archivi di villaggio, attraverso cui l’amministrazione esercitava un controllo sociale capillare ed esaustivo sulle famiglie dei discendenti dai primi convertiti al cristianesimo, i cui membri vennero monitorati di generazione in generazione. Se ne ricava uno spaccato della società feudale vigente in Giappone dall'inizio del XVII, una fonte di informazione preziosa per gli studi storici del Giappone Edo.
Il fondo Marega ha una consistenza stimata a più di 14000 documenti conservati in 108 scatole, per una superficie totale di 13.5 metri di scaffalatura.