Roma , martedì, 1. marzo, 2022 14:00 (ACI Stampa).
"Figlio di un popolo e di una Chiesa assolutamente singolari per la storia, l’alfabeto, la lingua, la produzione artistica, la liturgia: eppure cari fratelli e sorelle armene, pur essendone i gelosi custodi, avete lasciato che in qualche modo vi fosse strappato con la proclamazione a dottore della Chiesa Universale. Quanto ha proclamato il Santo Padre Francesco nell’aprile del 2015, accogliendo la supplica dell’allora patriarca armeno cattolico S.B. Nerses Bedros Tarmouni ed anche grazie allo studio puntuale dell’Arcivescovo Levon Bogos Zekiyan, e nella gioia condivisa con le Loro Santità Karekin II e Aram I, è stato un atto con il quale si è riconosciuto nello Spirito che il tesoro trasmesso dal pensiero e dagli scritti del Narek è dono per la Chiesa Universale".
Così commenta il Cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nell'omelia pronunciata durante la preghiera ecumenica in occasione della memoria liturgica di San Gregorio di Narek, presso la chiesa della Pontificia Università di San Tommaso d’Acquino "Angelicum" in Roma, presieduta dal Cardinal Kurt Koch, alla presenza di Sua Eminenza Khajag Barsamian, Rappresentante della Chiesa Armena Apostolica a Roma e dell'Arcivescovo di Aleppo degli Armeni Cattolici Monsignor Boutros Marayati.
"Le dense tenebre che si levano dalle Nazioni, l’una che aggredisce l’altra, sono quelle delle esplosioni e delle macerie: esse rivelano il buio che abita i cuori e acceca le menti di chi trama e medita distruzione, ma anche di una rincorsa alle armi sempre più forsennata, sempre più devastante. Il giardino, le pianure che producono grano che macinato diventa pane sulla tavola di molti, viene deturpato e mutato in terra arida, solcata dal ferro non dell’aratro che feconda, ma da quello che appiattisce e soffoca la vita - sottolinea il Cardinale durante l'omelia - Si ripete ancora una volta quanto descritto dalla Genesi: il fratello conduce alla morte il fratello, ma a differenza di Caino ed Abele oggi essi sono entrambi segnati dall’unico Battesimo, sono di Cristo! San Gregorio di Narek ci prende per mano chiedendo di guardare a questa nostra realtà con gli occhi di un fanciullo: quanti di loro dovranno ancora sentire le sirene suonare, correre nei rifugi, varcare i confini in cerca di speranza?".
Il monaco Gregorio di Narek fu un insigne teologo, poeta e scrittore religioso armeno. Tra le sue opere si annoverano un commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici (tra i quali uno in onore alla Madonna) ed una raccolta di 95 preghiere in forma poetica dette “Narek” dal nome del monastero ove visse. Il 12 aprile 2015 Papa Francesco lo ha dichiarato “Dottore della Chiesa universale” con la Lettera apostolica “quibus sanctus Gregorius Narecensis Doctor Ecclesiae universalis renuntiatur”.
"Lo stesso santo però ci chiede come credenti in Cristo, non di essere spettatori che denunciano o puntano il dito, pur avendo l’obbligo di chiamare le cose col loro nome, come una aggressione, da qualunque parte provenga. Fuori della celebrazione, sulle strade, nelle case, per le piazze noi chiediamo la pace, ci adoperiamo per alleviare le sofferenze, ci rendiamo disponibili ad accogliere ed aiutare concretamente. Qui in Chiesa, come credenti in Cristo noi dinanzi alla Croce del Signore Gesù noi vogliamo essere autentici discepoli di san Gregorio di Narek: scendiamo insieme a lui negli abissi di desolazione del cuore dell’uomo, anche di chi fa e medita violenza, del peccatore, del lontano da Dio, di chi lo bestemmia con le labbra o lo disonora disprezzando il fratello che vede", chiede il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.