Ad aprile, la Russia ha attaccato l'Ucraina nei suoi territori sudorientali. Utilizzando i cosiddetti separatisti filo-russi hanno preso il controllo di parte dei distretti di Donetsk e Luhansk nell'est del Paese. Vi sono nate autoproclamate "repubbliche popolari", ora riconosciute dalla Russia, entro i confini che comprendono i territori controllati dalle autorità di Kiev. Nei territori delle autoproclamate repubbliche che, alla luce del diritto internazionale fanno parte dell'Ucraina, le truppe russe operano apertamente.
In risposta alle più recenti azioni aggressive della Russia, l'Occidente ha adottato un pacchetto di sanzioni che colpiscono innanzitutto il settore bancario e finanziario russo, nonché coloro che sono direttamente coinvolti nell'impegno e nel sostegno della politica del Cremlino. Queste sono le successive restrizioni, le prime erano state adottate dopo l'annessione della Crimea e l'aggressione al Donbas nel 2014.
Nel caso dell'Unione Europea, esse consistono nella riduzione delle relazioni commerciali con la Russia, ma questo non ha fermato l'aggressione guidata da Vladimir Putin. Sebbene nel 2015-2016, cioè subito dopo l'imposizione delle sanzioni alla Crimea e al Donbass, le relazioni commerciali tra Unione Europea e Russia si siano notevolmente indebolite, hanno iniziato a riprendersi nel 2017, tendenza che è stata frenata dal 2020 e dalla pandemia di COVID-19. Questo è il caso, ad esempio, delle relazioni commerciali tra la Russia e la Germania o tra la Russia e l'Ungheria. Nel 2020, tra i paesi dell'UE, la Germania è stato il maggiore importatore ed esportatore di merci da e verso la Russia.
Le esportazioni di petrolio e gas rappresentano un quarto del PIL russo e un terzo del budget. Rappresenta anche il 40% della domanda europea di gas e oltre il 30% di petrolio. Pertanto, come scrive il centro studi tedesco Kiel Insitute, l'impatto delle sanzioni solo sulle esportazioni di gas significherebbe un calo in Russia di 3 punti percentuali, nel caso del greggio sarebbe di oltre 1 punto percentuale.
Il gasdotto Nord Stream 2 era al centro dell'attenzione. Questa è la seconda linea del collegamento del gas tra Russia e Germania sul fondo del Mar Baltico. I paesi dell'Europa centro-orientale sottolineano che il Nord Stream priverà l'Ucraina dei proventi del transito del gas russo via terra e, data la situazione politica, potrebbe escludere questo paese dal combustibile blu. Un destino simile potrebbe colpire altri paesi della regione, come era già evidente in Moldavia, che all'inizio dell'anno, ha dovuto ottenere il gas dalla Polonia in emergenza, a causa dei nuovi prezzi proibitivi del gas richiesti dalla Gazprom russa. "Il gasdotto Nord Stream 2 è una pistola consegnata dalla Germania al presidente della Russia, Vladimir Putin" – ha affermato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki non molto tempo fa a Kiev.
Alla fine, a seguito delle più recenti azioni aggressive della Russia, nel pacchetto delle sanzioni è stata inclusa la sospensione della certificazione Nord Stream 2 da parte della Germania. Il gasdotto è già costruito, ma è in attesa della messa in servizio definitiva. Washington ha imposto un blocco di NS2 su Berlino. L'amministrazione del presidente Biden ha anche imposto sanzioni all'operatore del gasdotto – Nord Stream 2 AG e ai membri del suo consiglio di amministrazione.
A questa domanda ha risposto il presidente Vladimir Putin, che nel suo discorso di lunedì per diverse decine di minuti ha minato la sovranità nazionale dell'Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha messo in discussione direttamente il diritto alla sovranità nazionale dell'Ucraina.
Queste dichiarazioni dirette sono integrate da una sofisticata operazione ibrida che si basa principalmente sulla disinformazione. Solo negli ultimi giorni i leader russi e i relativi profili sui social media hanno ripetutamente affermato il falso dicendo che l'Ucraina sta commettendo un "genocidio" nel Donbas, sta attaccando Donetsk e Luhansk e sta compiendo attacchi terroristici.
Vladimir Putin, nell'annunciare ieri sera una "operazione militare speciale" nell'Ucraina orientale, ha parlato di "proteggere la popolazione di lingua russa" di quel Paese. "Il suo obiettivo è proteggere le persone che da otto anni sono state vittime di abusi e genocidi da parte del regime di Kiev e, a tal fine, ci adopereremo per smilitarizzare e de-nazificare l'Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro la popolazione civile, tra i quali ci sono cittadini della Federazione Russa" – ha affermato il presidente russo.
Di seguito è riportata una citazione da una nota che, la notte del 17 settembre 1939, il vice capo del ministero degli Affari esteri sovietico, Władimir Potomkin, lesse all'ambasciatore polacco a Mosca, Wacław Grzybowski.
"Il governo sovietico non può rimanere indifferente al fatto che le popolazioni fraterne ucraine e bielorusse che vivono in Polonia, siano abbandonate al proprio destino, rimangano indifese. Alla luce delle circostanze di cui sopra, il governo sovietico ha ordinato al Comando Supremo dell'Armata Rossa di ordinare alle truppe di attraversare il confine e prendersi cura delle vite e delle proprietà del popolo dell'Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale".
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Da ACI Family
Tradotto dal polacco da M. Olmo / Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca