Città del Vaticano , sabato, 7. novembre, 2015 11:00 (ACI Stampa).
In un intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite sul Rapporto sul razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza, la Santa Sede ha ricordato il dramma dei rifugiati e ha chiesto di resistere alla tentazione di sottovalutare il problema, e alla tentazione di etichettare il “rifugiato come un problema.”
L’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha spiegato il 3 novembre che “il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia sono seri affronti alla dignità umana, e impedimenti nel costruire una comunità internazionale impegnata alla promozione dei diritti umani.” E subito dopo delinea la situazione dei rifugiati nel mondo: la loro presenza crea nuovi problemi di razzismo e xenofobia.
“Ci sono al momento più di 60 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo a causa di conflitti e persecuzioni,” ricorda l’Arcivescovo Auza. Che aggiunge: “Quindici nuovi conflitti sono esplosi, o si sono rinfocolati negli ultimi cinque anni, mentre numerosi conflitti persistenti sono rimasti irrisolti. Ed è ancora più preoccupante il fatto che non sembra esserci fine a tutto questo.”
Lo dicono i numeri: gli sfollati, ricorda Auza, sono quadruplicati nell’ultimo anno, da circa 11 mila nel 2010 a 42500, e devono essere accolti, raccogliendo l’appello di Papa Francesco a non vederli come “numeri, ma come esseri umani.”
Certo, la Santa Sede – afferma il nunzio – “è consapevole della complessità legali e di altro genere portate dalle migrazioni, specialmente nei casi di esodi di massa forzati,” ma che prima di tutto “si deve riconoscere il migrante come un altro essere umano,” e questo specialmente quando “abbiamo a che fare con persone che sono state forzate a migrare contro la loro volontà, come i rifugiati, quelli perseguitati per ragioni etniche e religiose, e quanti sono vittima del traffico di esseri umani o di sfruttamento sessuale.”