Firenze , lunedì, 21. febbraio, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Oggi lo vediamo come un grande scrigno d’arte e di memorie, ma il complesso di cui fa parte la chiesa di Santa Croce ha origino molto umili. Quando i francescani arrivavano a Firenze forse nel 1209, scelsero la riva nord dell’Arno, in una zona paludosa, invasa spesso dalle piene del fiume per vivere e lavorare. E così già nel 1228 con la proclamazione di Francesco a Santo già c’è la chiesa di Santa Croce che accoglie i fedeli. Ma presto si rivela troppo piccolo e anche un secondo edificio alla fine sembra non bastare.
Tra il 1294 e il 1295 arriva la posa delle prima pietra della chiesa attuale. Architetto è Arnolfo di Cambio che riesce a completare solo l’abside prima di morire.
Ma bisogna attendere il 1443 per la consacrazione della chiesa. Lo stile quindi si trasforma nel corso dei lavori, e dallo stile slanciato gotico viene arricchito di affreschi nel Trecento, e si crea anche una separazione tra la parte del popolo e quella dei frati.
E’ nel 1566 che Cosimo I de’ Medici affida a Giorgio Vasari il compito di rinnovare le chiese fiorentine per adeguarle alle direttive del Concilio di Trento, e quindi anche Santa Croce che così perde il tramezzo che impediva il contatto dei fedeli con l’altare maggiore, acquista un grande ciborio per l’Eucarestia, punto centrale della scenografia sacra. Ai lati poi sorsero 14 altari simmetrici.
Ma Santa Croce ha un’altra caratteristica, quella di essere luogo delle memoria per le sepolture illustri che nei secoli sono cresciute. Dalle lastre che coprono il pavimento ai grandi sepolcri marmorei di Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini, cancellieri della Repubblica fiorentina, e quella che Cosimo de’ Medici volle per Michelangelo.