Città del Vaticano , domenica, 20. febbraio, 2022 12:15 (ACI Stampa).
“Porgere l’altra guancia non è il ripiego del perdente, ma l’azione di chi ha una forza interiore più grande, che vince il male col bene, che apre una breccia nel cuore del nemico, smascherando l’assurdità del suo odio”. Papa Francesco lo ha detto nella riflessione sulle letture della liturgia di oggi prima della recita dell’ Angelus in Piazza San Pietro.
Sotto un cielo plumbeo davanti a qualche migliaio di fedeli il Papa ha parlato dell’amore dei cristiani per i nemici: “perché amare i nemici? Se non si reagisce ai prepotenti, ogni sopruso ha via libera, e questo non è giusto. Ma è proprio così? Davvero il Signore ci chiede cose impossibili e ingiuste?”
Francesco rilegge le parole di Gesù davanti al sommo sacerdote: “Chiede conto del male ricevuto. Porgere l’altra guancia non significa subire in silenzio, cedere all’ingiustizia. Gesù con la sua domanda denuncia ciò che è ingiusto. Però lo fa senza ira né violenza, anzi con gentilezza. Non vuole innescare una discussione, ma disinnescare il rancore: spegnere insieme l’odio e l’ingiustizia, cercando di recuperare il fratello colpevole”.
É una reazione nata dall’amore dice il Papa, quell’amore “gratuito e immeritato che riceviamo da Gesù a generare nel cuore un modo di fare simile al suo, che rifiuta ogni vendetta”. Perché custudire nel cuore il rancor fa male alla persona.
E ancora una domanda: “è possibile che una persona giunga ad amare i propri nemici?”