"Oggi, purtroppo, siamo abituati a percepire solo l’esterno delle cose, l’aspetto più superficiale. La nostra cultura afferma che le persone sono degne d’interesse in funzione del loro aspetto fisico, dei loro vestiti, delle loro belle case, delle loro vetture di lusso, della loro posizione sociale, delle loro ricchezze. Come il Vangelo ci insegna, ancora oggi la persona malata o con disabilità, a partire dalla sua fragilità, dal suo limite, può essere al cuore dell’incontro: l’incontro con Gesù, che apre alla vita e alla fede, e che può costruire relazioni fraterne e solidali, nella Chiesa e nella società", sottolinea il Papa.
Per il Papa la "Chiesa è come un ospedale da campo. Quanti feriti, quanti fratelli e sorelle hanno bisogno di una mano tesa che curi le loro ferite!".
"Il paradosso è questo: quell’uomo cieco, incontrando Colui che è la Luce del mondo, diventa capace di vedere, mentre quelli che ci vedono, pur incontrando Gesù, restano ciechi, incapaci di vedere. Questo paradosso attraversa molto spesso la nostra stessa vita e i nostri modi di credere. Saint- Exupéry, nel suo libro Il piccolo principe, scriveva: "Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi". Vedere con il cuore è vedere il mondo e i nostri fratelli attraverso lo sguardo di Dio. Gesù ci invita a rinnovare il nostro modo di vedere le persone e le cose", continua ancora il Papa nel suo discorso ai presenti.
"Anche noi siamo chiamati a testimoniare Gesù nella nostra vita con lo stile dell’accoglienza e dell’amore fraterno. Cari amici, vi ringrazio di essere venuti e vi incoraggio a proseguire su questa strada, nella quale già camminate, in questo “vedere insieme”, “voir ensemble” con il cuore, facendo fruttificare il carisma del padre Yves Mollat", conclude il Papa.
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