Kiev , martedì, 15. febbraio, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Una telefonata per testimoniare, ancora una volta, l’attenzione per la Santa Sede nei confronti dell’Ucraina e per esprimere solidarietà alla popolazione del Paese. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha telefonato personalmente all’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, per esprimere “solidarietà alla popolazione del Paese in questo difficile momento di escalation del conflitto intorno all’Ucraina”.
La notizia della telefonata è stata data da un comunicato della Segreteria dell’Arcivescovo Maggiore. Nel comunicato si legge anche che “Sua Beatitudine ha informato il Cardinale Parolin del servizio che la Chiesa greco-cattolica ucraina svolge nelle attuali condizioni di minaccia di invasione russa su vasta scala e ha ringraziato la Santa Sede per la costante attenzione alla situazione”.
In particolare, l’arcivescovo maggiore Shevchuk ha espresso apprezzamento per l’ulteriore appello del Papa per la pace in Ucraina lanciato al termine dell’Angelus del 13 febbraio scorso e ha sottolineato che “il popolo ucraino sente la particolare sollecitudine del Santo Padre per la pace in Ucraina e apprezza gli sforzi diplomatici della Santa Sede intesi a superare l’attuale crisi internazionale”.
Da parte sua, il Cardinale Parolin ha espresso all’arcivescovo maggiore e “all’Episcopato, ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa che Lei guida e a tutto il popolo ucraino il sostegno della Santa Sede, manifestare la sua solidarietà ed assicurare la preghiera per tutti”.
La telefonata del Cardinale Parolin è particolarmente significativa in questo momento. Dal Maidan del 2013, il Papa ha seguito costantemente la situazione in Ucraina, ha lanciato l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” (la colletta straordinaria nel 2017), mentre i rappresentanti della Santa Sede hanno visitato a più riprese il Paese: il Cardinale Pietro Parolin ha visitato nel 2016, il Cardinale Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, nel 2017, fino ad arrivare alle zone del conflitto.