Montepaolo , giovedì, 3. febbraio, 2022 9:00 (ACI Stampa).
Fu Chiara d’Assisi, mossa dalla medesima ispirazione di Francesco, a dare inizio a quella forma di vita evangelica che ora è quella di tante clarisse in tutta Italia: la scelta della povertà come scelta di una Persona, di una Vita. La clausura. "Un progetto antico e sempre nuovo", quello di osservare il Vangelo in povertà e silenzio, un progetto da realizzare nell’incarnazione continua e mutevole della storia, nelle forme che la fede plasma nelle diverse culture e in ogni tempo. Questo tipo di vita, e di scelta, viene raccontato ad ACI Stampa dalle Clarisse di Faenza, da Suor Mariangela e dalle sue sorelle.
In che consiste la Regola di Sant'Urbano e perchè siete chiamate Monache Clarisse Urbaniste d'Italia?
La nostra Regola è stata approvata da Papa Urbano IV nel 1263 - 10 anni dopo la morte di S. Chiara - essa istituiva l’Ordine di S. Chiara e fu quindi adottata da tutti i monasteri delle Sorelle povere, che da allora furono chiamate Clarisse. Noi continuiamo a professare tale Regola - da qui la nostra denominazione di Clarisse Urbaniste - mentre altri monasteri hanno ripreso, in epoca recente, la Regola scritta da S. Chiara.
Qual è la vostra storia?
La storia della nostra comunità affonda le sue radici in un tempo lontano, ancora viventi S. Francesco e S. Chiara: un documento del 1223 testimonia la presenza delle Clarisse nella città di Faenza. Molte le vicende del nostro Monastero negli otto secoli di vita: non solo cambio di sedi, ma il volto stesso della vita di comunità fu trasformato dall’accoglienza, per motivi educativi, di bambine ed adolescenti e ciò evitò la chiusura del Monastero in epoca napoleonica. L’attività scolastica si è poi affiancata per molto tempo alla vita della Comunità e solo dopo il Concilio ecumenico Vaticano II si è iniziato un percorso di ricerca/ approfondimento (1970-1995) del nostro specifico che ha portato alla chiusura di ogni tipo di scuola e di ritorno alla vita monastica. Ma non si finisce mai di camminare!