Città del Vaticano , martedì, 1. febbraio, 2022 18:30 (ACI Stampa).
Papa Francesco invia al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie, una lettera in occasione della XXV Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, curata dalla Pontificia Accademia Romana di Archeologia e dalla Pontificia Accademia Cultorum Martyrum. La Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie ha come momento centrale il conferimento del Premio annualmente attribuito a distinti studiosi.
"Questa XXV edizione è curata dalla Pontificia Accademia Romana di Archeologia e dalla Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, le quali, in occasione del bicentenario della nascita del grande archeologo Giovanni Battista de Rossi, hanno opportunamente voluto dedicarla a lui - ricorda il pontefice - Giovanni Battista de Rossi è considerato il fondatore dell’archeologia cristiana moderna. Infatti, il suo contemporaneo Theodor Mommsen affermò che egli “aveva elevato questa disciplina da mero passatempo di studiosi a vera scienza storica”.
Come ricorda Francesco, il sostegno del Papa “si tradusse anche nell’acquisto, da parte della Santa Sede, di alcuni terreni sovrastanti le più importanti catacombe, così da preservare dall’attività edilizia quelle fondamentali testimonianze del cristianesimo della prima ora, alle quali il de Rossi ha consacrato i suoi studi e i suoi scavi".
"Fu così che, negli anni centrali dell’ottocento, tornò alla luce il più antico nucleo cimiteriale di San Callisto, dove si identificò la cripta dei Papi, del III secolo, e quella di Santa Cecilia, avvicinando gli specialisti e i fedeli alle testimonianze archeologiche e, attraverso di esse, alla fede salda e fervente di quelle antiche comunità cristiane”, questa è la storia ricordata ancora dal Papa.
"Mediante lo studio comparato delle fonti documentarie e delle memorie archeologiche, Giovanni Battista de Rossi scoprì molte tombe di martiri romani e, insieme a collaboratori e giovani studiosi, rinverdì il culto ad essi rivolto. Le tombe dei martiri e le loro memorie rappresentano i centri di interesse privilegiati del grande archeologo romano, che gettò le fondamenta di una disciplina vivace e pronta a cogliere il messaggio proveniente dalle catacombe cristiane, intese come luoghi del riposo provvisorio in attesa della risurrezione. Egli percepì e fece emergere il significato profondo di quelle necropoli ipogee, costellate di migliaia di loculi tutti uguali, quasi a voler esprimere plasticamente la fraternità e l’uguaglianza tra tutti i membri della Chiesa”, sottolinea ancora il Papa.