Berlino , lunedì, 31. gennaio, 2022 12:30 (ACI Stampa).
Dall’Italia l’impatto della cosiddetta quarta ondata di Covid-19 sulla Germania è vissuto come un crudo bollettino di numeri e percentuali: quanti nuovi infetti; quanti morti; quanti letti di terapia intensiva occupati. Le tabelle giornaliere nulla raccontano delle nuove forme di povertà originatesi dalla pandemia, dei posti di lavoro perduti, degli affitti non pagati, degli studi universitari abbandonati. Per la Caritas di Germania i numeri sono nomi e volti. Mathilde Langendorf, addetta stampa della Caritas di Germania, racconta ad Acistampa la pandemia tedesca, vista dalla trincea.
Signora Langendorf, secondo dati recenti di OXFAM, ci sono 163 milioni di poveri in più nel mondo a causa della pandemia di Corona virus. In che modo il Covid-19 ha esacerbato situazioni preesistenti di povertà e fragilità in Germania?
“Sono senz’altro emerse nuove forme di precarietà, per esempio tra i lavoratori autonomi, come le persone che lavorano come freelance nell’industria degli eventi (tecnici delle luci o di scena), nella scena artistica (fotografi, musicisti), nelle professioni di servizio (massaggi o simili). Queste persone si sono viste crollare il terreno sotto i piedi. Lo stesso vale per gli studenti che hanno perso il lavoro, per esempio nei bar. Lo Stato ha reagito rapidamente, organizzando aiuti e intensificando il meccanismo di “lavoro a orario ridotto” (Kurzarbeit, ndr) per i dipendenti. Ma, da un lato, l’aiuto non poteva e non può compensare tutte le perdite di reddito. Dall’altro, molte persone sono cadute nell’abisso anche dal punto di vista psicologico, quando i loro mezzi di sussistenza sono venuti a mancare”.
Cosa si è rotto nel meccanismo di assistenza?
“Per le persone che ricevono prestazioni sociali, il problema non era tanto la perdita di reddito, quanto la difficoltà di comunicare con le autorità. Essere dipendenti dall’assistenza sociale in Germania significa sempre avere a che fare con un sacco di burocrazia. E gli uffici e le autorità erano difficili da raggiungere durante il lockdown, ma anche successivamente. É necessario un appuntamento e non si può andare lì spontaneamente. Il che è un grosso problema per molte persone. In generale, se ti trovavi già in una situazione di fragilità – senza una casa, conflitti in famiglia, difficoltà d’integrazione o problemi linguistici, lacune a scuola o nella formazione, problemi di dipendenza - allora la probabilità che questi problemi si siano aggravati nella pandemia è molto alta”.