Montet , venerdì, 14. gennaio, 2022 9:00 (ACI Stampa).
Per un movimento che nasce da un carisma di un fondatore, fare il salto generazionale è sempre difficile. E non fece eccezione il movimento dei Focolari quando morì Chiara Lubich. Perché Chiara era partita, come si diceva, ma erano rimaste le prime compagne di Chiara. Cosa fare? Guardare avanti o rimanere in quella generazione. Per Palmira Frizzera, che era stata con Chiara sin dal primo focolare a Trento, non c’erano dubbi: la vecchia generazione doveva lasciare il passo a quella nuova. E la sua opinione fu decisiva per aprire un nuovo capitolo nella storia del movimento.
Palmira si è spenta lo scorso 5 gennaio, a Montet, nella cittadella dei Focolari nella Svizzera italiana che aveva fondato. Con lei se ne va un altro pezzo di storia del movimento. Ma resta l’esempio di una donna che, trovata la sua vocazione nel Focolare, ha poi sempre guardato avanti, sempre lasciato il passo alle nuove generazioni. Era la prima focolarina che si sentì in difetto per non aver pensato, durante la guerra, di donare l’unico uovo che avevano in casa. È stata la focolarina che ha guardato al futuro.
Anche a Montet, dopo aver guidato la cittadella per vari anni, aveva lasciato il posto a una persona più giovane, ritagliandosi per sé il ruolo di formatrice delle nuove generazioni, tornando come una popa (bambina, in dialetto trentino) senza responsabilità.
Palmira Frizzera era nata il 9 aprile 1927 a Terlago, al tempo un villaggio di meno di 500 abitanti e oggi inglobato a Trento come zona residenziale, in una famiglia povera. Suo padre era morto a soli 33 anni, e tutta la famiglia si era appesa alla madre che aveva cresciuto i figli Palmira e Arnaldo tra mille difficoltà. A 11 anni, pensò di avere la vocazione a consacrarsi a Dio, a 13 fu ammessa al collegio di Treviglio delle Suore di Santa Maria Bambina. Ma non poté diventare suora per via di una malattia agli occhi che si palesò quando aveva 18 anni.
Nel 1945, così, rientrò a Trento, amareggiata dall’aver fallito la vita monastica. E lì conobbe una delle prime focolarine, e sentì che quella poteva essere la sua strada, quella di amare il prossimo in cui Gesù si identificava.