Città del Vaticano , domenica, 1. novembre, 2015 16:35 (ACI Stampa).
Quello delle beatitudini evangeliche “è un cammino difficile da comprendere perché va controcorrente, ma il Signore ci dice che chi che va per questa strada è felice, prima o poi diventa felice.” Papa Francesco lo ha ricordato ai fedeli che hanno partecipato alla messa che ha celebrato questo pomeriggio, nella Solennità di Tutti i Santi all’ingresso monumentale del Cimitero del Verano. Con lui il cardinale Vicario Agostino Vallini, l’arcivescovo Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma, e il parroco di San Lorenzo fuori le Mura, padre Armando Ambrosi.
Il Papa ha commentato il brano evangelico delle beatitudini soffermandosi in particolare su alcune. Essere poveri di spirito significa avere “il cuore spogliato e libero da tante cose mondane” e quindi essere in “attesa” nel Regno dei Cieli.
Così chi non conosce la sofferenza non sa cosa sia la consolazione : “Felici invece possono essere quanti hanno la capacità di commuoversi, la capacità di sentire nel cuore il dolore che c’è nella loro vita e nella vita degli altri. Questi saranno felici! Perché la tenera mano di Dio Padre li consolerà e li accarezzerà.”
Mitezza è poi il contrario della nostra impazienza: “ Verso gli altri abbiamo tante pretese, ma quando toccano noi, reagiamo alzando la voce, come se fossimo i padroni del mondo, mentre in realtà siamo tutti figli di Dio.” Ed è Gesù con la sua vita che ci fa da modello: “da piccolo ha sopportato la persecuzione e l’esilio; e poi, da adulto, le calunnie, i tranelli, le false accuse in tribunale; e tutto ha sopportato con mitezza. Ha sopportato per amore nostro persino la croce.”
Fame e sete di giustizia, che significa essere “pronti ad accogliere la giustizia più grande, quella che solo Dio può dare.”