Firenze , domenica, 29. marzo, 2015 10:58 (ACI Stampa).
Saranno cinque le “vie” da imboccare con maggiore vigore dopo il Convegno Ecclesiale di Firenze del 2015. Papa Francesco giungerà nel capoluogo toscano nel secondo giorno di lavori; non all’inizio, né al termine, per offrire il suo contributo “operativo” e di indirizzo al quinto evento ecclesiale della Chiesa italiana, che si celebra ogni dieci anni, in programma dal 9 al 13 novembre prossimi.
Questo è il decennio dedicato all’educazione, a quella “sfida educativa”, che deve ripartire dall’uomo, dall’umano. Le intenzioni dei Vescovi italiani sono chiare e si percepiscono fin dal tema dell’assise: “In Gesù Cristo un nuovo umanesimo”. Quel “nuovo”, che si basa su cinque verbi: uscire, annunciare, abitare e trasfigurare; una sintesi delle esortazioni contenute nella Evangelii Gaudium e nell’invito pressante del Papa.
Dalle varie diocesi italiane sono già giunti numerosi contributi al Comitato preparatorio, partendo dalla richiesta di raccontare le storie di “umanesimo vissuto”; soprattutto a livello regionale, inoltre, si sta riflettendo sul testo base del Convegno, la cosiddetta “traccia”, per poi offrire nel momento celebrativo, contributi pensati e frutto di un vero discernimento comunitario.
“A fronte di un Paese descritto dai media e dalle statistiche come in crisi, sfilacciato e stanco, dove le forze positive, pur presenti, non riescono a trovare una rappresentanza e dei canali per esprimersi, dalle Diocesi e dalle associazioni e movimenti emerge un’immagine alquanto diversa”, si legge proprio su quel documento.
Che aggiunge: “un’immagine che scaturisce, con tutta evidenza, dalla capacità di cogliere, anche senza il ricorso a raffinati strumenti di rilevazione, le criticità e le sfide che il nostro tempo pone. E questo per il semplice fatto che le si vive “in prima linea”, cioè le si conosce per prossimità e partecipazione, con uno sguardo illuminato dalla sollecitudine”.
Cosa vuol dire dunque, quella “Chiesa in uscita” descritta da Papa Francesco, applicata al contesto italiano? “Il primato di un umanesimo incarnato («La realtà è superiore all’idea» leggiamo in Evangelii gaudium 233), che offre risposte concrete alle sfide odierne. “Concretezza” significa parlare con la vita, trovando la sintesi dinamica tra verità e vissuto, seguendo il cammino tracciato da Gesù”, si legge nella traccia.
C’è, insomma, la necessità di “riconoscere i bisogni anche meno manifesti; immaginare azioni di risposta adeguate, non ossessionate dall’efficienza; la disposizione accogliente delle varie situazioni e, in qualche modo, persino eccedente la domanda; la capacità delle azioni intraprese – pur nel loro essere orientate – di fermarsi e ridefinirsi lungo il cammino”.
Così, spiegano i Vescovi e i membri del Comitato preparatorio, il ““Nuovo umanesimo” non significa un modello monolitico. Umanesimo è – a ben considerarne la storia – un termine che si declina al plurale, e l’umanesimo nuovo in Cristo è un umanesimo sfaccettato e ricco di sfumature – «prismatico», com’è definito in uno dei contributi pervenuti – dove solo dall’insieme dei volti concreti, di bambini e anziani, di persone serene o sofferenti, di cittadini italiani e d’immigrati venuti da lontano, emerge la bellezza del volto di Gesù. L’accesso all’umano, difatti, si rinviene imparando a inscrivere nel volto di Cristo Gesù tutti i volti, perché egli ne raccoglie in unità i lineamenti come pure le cicatrici”.
Quello di Firenze sarà il quinto grande convegno della Chiesa Italiana, la cui stagione è stata inaugurata a Roma nel 1976, partendo dal tema “Evangelizzazione e promozione umana; quindi è stata la volta di Loreto nel 1985, Palermo nel 1995 e Verona nel 2006. A “Fortezza Da Basso”, cuore pulsante dell’assise, non sono previste, secondo quanto trapela dagli estensori del programma, le cosiddette “relazioni fondamentali” base dei convegni precedenti; ma si punterà ad un lavoro capillare, dopo aver ascoltato il Papa, partendo dal lavoro dei “gruppi di studio”, e coinvolgendo quanto più possibile i 2500 convegnisti, sacerdoti, religiosi e laici, rappresentanti delle varie diocesi italiane e delle realtà regionali e nazionali.