Nazaret , lunedì, 27. dicembre, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Immagini che la storia della Chiesa difficilmente potranno mai dimenticare. Vivi colori dipingono i fotogrammi delle riprese del viaggio di Papa Paolo VI a Nazareth: la prima volta di un pontefice nella Terra Santa, la terra di Cristo e di Maria. Un pellegrinaggio di tre giorni - dal 4 al 6 gennaio del 1964 - che Papa Montini aveva voluto fortemente. Il viaggio si svolse nel pieno dei lavori del Concilio Vaticano II. Fu un pellegrinaggio denso di significati, di simboli: la Messa al Santo Sepolcro e - soprattutto - l’incontro a Gerusalemme con il patriarca di Costantinopoli Athenagoras.
Fra le varie tappe del viaggio apostolico vi fu Nazareth. Era il 5 gennaio 1964 quando Papa Paolo VI visitò la basilica dell’Annunciazione, luogo in cui - secondo la tradizione - l’arcangelo Gabriele annunciò a Maria la nascita del Figlio Gesù. Per questo motivo è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrini che visitano la Terra Santa. In questo luogo così denso di storia e di fede, dove tutto è cominciato con quell’annuncio dell’arcangelo alla Madre di Gesù, Paolo VI si soffermò - in uno dei più poetici discorsi del suo pontificato - sul senso del silenzio della casa di Nazareth. A commemorare l’evento, una lapide: un medaglione in terracotta rossiccia rappresenta il volto del pontefice bergamasco e, sotto, un’iscrizione che reca la scritta in duplice lingua, italiana e araba: “Papa Paolo VI. Pellegrino a Nazareth. 5. 1. 1964”.
Il discorso pronunciato dal pontefice è un vero e proprio capolavoro di eloquenza. L’arte della parola è propria di Paolo VI. Un discorso che riesce a coniugare - in perfetto equilibrio di suoni e di significati dei termini utilizzati - spiritualità, teologia e addirittura sociologia. Dalla cura delle parole scelte, sembra fuoriuscire il Montini giornalista degli anni giovanili. Il suo periodare è armonico, alto e profondo. Ogni parte del discorso invoglia alla meditazione, alla riflessione sul senso del silenzio della Sacra Famiglia di Nazareth. L’incipit cattura subito l’ascoltatore e lo proietta in un viaggio all’interno della casa di Gesù, Maria e Giuseppe: “La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella”.
Paolo VI, poi, si sofferma sull’aspetto pedagogico di quella che lui stesso chiama “scuola di Nazareth” a cui tutti i cristiani sono chiamati a guardare come esempio. Montini ne parla con un linguaggio evocativo, carico di metafore che hanno tutto il suono e il senso della poesia:
“Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine!”.