Napoli , giovedì, 23. dicembre, 2021 17:00 (ACI Stampa).
“I bambini, i ragazzi e i giovani sono la cosa più sacra di Napoli, una reliquia del suo futuro, il germoglio del suo presente, il bene più importante”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia, incontrando in Cattedrale gli aderenti al patto educativo per la città.
Il patto educativo – ha osservato il presule – è “una necessità, un’urgenza, un percorso condiviso da tanti sognatori che nel mettersi insieme, indipendentemente dai mondi di provenienza e dalle differenze culturali, decidono di dar vita ad un sogno comune. Ma il nostro essere insieme è anche molto di più, perché nel decidere di camminare l’uno con l’altro per il bene dei piccoli, superiamo i recinti del sogno e ci ritroviamo ad essere segno, segno concreto di attenzione alle giovani generazioni, segno di responsabilità nei loro riguardi, segno capace di aggregare altri sognatori in questo camino comune che ha come obbiettivo il bene dei nostri ragazzi”.
Questo percorso – ha auspicato – non sia “il cammino solitario di una realtà, foss’anche la Chiesa, ma un processo fatto di incontri inclusivi, di reciproche contaminazioni, di continui confronti tra istituzioni, realtà ecclesiali, mondo della scuola, università, enti del terzo settore, associazioni e società civile affinché i bambini, i ragazzi e i giovani di Napoli possano essere rimessi al centro delle politiche educative e del dibattito cittadino. È giunto il tempo della responsabilità costruttiva e per questo ora più che mai serve un patto educativo capace di generare una cultura dell’inclusione, affinché nessuno sia lasciato indietro, né oggi né mai”.
“La scia di sangue che ha attraversato la città, procurando la morte a delle giovani vite e terrore e angoscia a interi quartieri, strade, famiglie – ha proseguito l’Arcivescovo - non può lasciarci indifferenti e inermi ad attendere chi sa cosa: ognuno deve sentirsi interpellato dal grido della città, ognuno deve dare il proprio contributo alla vita della comunità, ognuno deve essere per le nuove generazioni un segno di speranza e di resurrezione, a partire dal proprio ambito, dovere, ruolo”.
Bisogna battersi contro l’emarginazione che – ha sottolineato – “è un problema eminentemente culturale ed educativo e comporta l’impegno di intere comunità per colmare quel divario tra le condizioni di emarginazione ed una vita civile accettabile”.