Budapest , mercoledì, 22. dicembre, 2021 9:00 (ACI Stampa).
Smantellata, chiusa, murata. Come tutti gli edifici di culto, quella chiesa doveva sparire. Così il governo comunista di Ungheria, dopo aver messo al bando la Congregazione Paolina che viveva e animava la “Chiesa nella roccia” (ma sarebbe più corretto dire “Chiesa nella grotta) decise di nascondere agli occhi di tutti gli abitanti di Budapest questo piccolo gioiello su una collina che sormonta il Ponte della Libertà. La croce, posta sulla cima della collina di Gellert a sovrastare tutta la città, fu rovesciata. E per quaranta anni non si sentì più parlare di quella chiesa.
Sono passati settanta anni da allora. Appena venti anni fa, la croce della collina veniva solennemente riconsegnata ai monaci, il 12 agosto 2001, idealmente cinquanta anni dopo quel 16 luglio 1951 in cui tutto divenne buio, in quella piccola grotta.
Quando cadde il regime comunista, in pochi ricordavano davvero che ci fosse un luogo di culto su quella collina. Furono i paolini, e alcuni dei più anziani, a chiedere di andare a scavare in quel pezzo di pietra sotto la collina, per vedere cosa era rimasto.
La chiesa era ancora lì. Era stata costruita nel 1925, in un luogo venerato già dai Celti come luogo di culto.
Si dice che quando la chiesa fu costruita, la roccia cadeva da sé e si delineava già in grotte. Durante gli anni Sessanta del secolo scorso, i comunisti ne murarono l’imbocco con un muro di cemento spesso due metri.