Città del Vaticano , martedì, 21. dicembre, 2021 11:35 (ACI Stampa).
Nel messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace del 2022, Papa Francesco rinnova l’invito ad una alleanza tra le generazioni; rilancia l’idea di un “nuovo paradigma culturale”, che è alla base del Patto Educativo Globale lanciato da Papa Francesco ormai due anni fa; sottolinea che “il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”.
Sono queste le tre vie di Papa Francesco per la pace, sottolineate in un messaggio breve, ma denso di riferimenti, che ha come tema “Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni: strumenti per edificare una pace duratura”. Consegnato in anteprima al presidente italiano Sergio Mattarella, dal Papa il 16 dicembre per la sua visita di congedo prima del suo mandato, il messaggio contiene anche degli appelli precisi ai governanti soprattutto sul tema del lavoro, e ribadisce alcuni dei temi che, in realtà, il Papa ha già sviluppato ampiamente nel corso di vari discorsi: dalla cultura della cura alla necessità di tagliare gli investimenti sulle armi per promuovere quelli sull’educazione; fino all’allarme per i lavoratori dell’economia informale messi a dura prova dalla pandemia (a loro il Papa ha dedicato un messaggio di Pasqua destinato ai movimenti popolari nel 2020) e all’appello per il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Il messaggio parte dalla constatazione che San Paolo VI aveva chiamato la pace “con il nuovo nome di sviluppo integrale”, e che comunque il cammino della pace “rimane purtroppo ormai lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne, e, dunque, della famiglia umana, che ormai è del tutto interconnessa”.
Papa Francesco sottolinea che “la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”, perché “c’è una architettura della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società”, e c’è un “artigianato della pace, che coinvolge ognuno di noi in prima persona”.
La prima via, dunque, è il dialogo tra le generazioni. Un dialogo che esige “una fiducia di base tra gli interlocutori”, di cui ci si deve “riappropriare” di fronte ad una crisi, quella della pandemia, che “ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su stessi”.