Roma , martedì, 21. dicembre, 2021 9:00 (ACI Stampa).
Ad inizio novembre quattro donne, premi Nobel per la letteratura, hanno inviato un appello al presidente del Consiglio d’Europa e al Parlamento europeo in difesa dei migranti e del popolo bielorusso con un forte richiamo alla coscienza degli europei: la bielorussa Svetlana Aleksievič, l’austriaca Elfriede Jelinek, la rumena di lingua tedesca Herta Müller e la polacca Olga Tokarczuk, che hanno chiesto aiuto per i profughi del Medio Oriente bloccati al confine fra Bielorussia e Polonia:
“Come cittadine e abitanti dell’Unione Europea, ci rivolgiamo ai rappresentanti democraticamente eletti dell’Europa affinché non distolgano lo sguardo da questa tragedia! Dobbiamo renderci conto che in questa guerra ibrida le persone sono usate come ostaggi. Queste pratiche diaboliche passeranno alla storia come esempi della nuova barbarie. Nel corso della storia d’Europa ci siamo permessi troppe volte di ignorare certe cose. Abbiamo chiuso gli occhi. Ci siamo tappati le orecchie. Abbiamo taciuto. Le esperienze del XX secolo ci hanno mostrato chiaramente che c’è un sapere che è scomodo e tormentoso. La maggior parte delle persone lo ha rifiutato, per proteggere il proprio benessere. Oggi, questa situazione si sta ripetendo”.
Alla professoressa Giovanna Parravicini , ricercatrice della Fondazione ‘Russia Cristiana’ e consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura; specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa, attualmente consigliere dell’Ordine di Malta; lavora al Centro Culturale ‘Pokrovskie Vorota’ a Mosca, chiediamo di spiegarci cosa sta avvenendo ai confini tra Polonia e Bielorussia:
“Credo che ormai noi tutti abbiamo gli elementi per rispondere a questo interrogativo. Ed è, appunto, una risposta che ci interpella tutti: dobbiamo finalmente smetterla di pensare che un regime dittatoriale e sanguinario sia semplicemente un problema interno al Paese in cui esiste. Il regime di Lukašenko ha mietuto innumerevoli vittime in Bielorussia negli scorsi anni; dall’agosto del 2020 è in atto nel Paese una disperata resistenza, di cui abbiamo avuto numerose testimonianze. Non dimentichiamo che i primati delle Chiese cattolica e ortodossa locali, solo per citare due casi clamorosi, sono stati esautorati senza cerimonie per il loro atteggiamento ispirato a carità cristiana. Non dimentichiamo il dirottamento aereo messo in atto qualche mese fa per arrestare un blogger scomodo... Ora assistiamo a un cinico gioco giocato sulla testa di migliaia di persone ridotte allo stremo e calpestate nei diritti e dignità più elementari”.
Perché dopo più di 30 anni l’Europa ritorna a costruire muri?