Zaleh , martedì, 14. dicembre, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Siamo ormai abituati alle storie di rifugiati, ma ogni storia è una vita che coinvolge tante vite e del resto come dice spesso Papa Francesco, anche Gesù e la sua famiglia sono stati dei rifugiati.
Così forse la storia di Majed che vive in Libano ma è siriano assomiglia molto alla storia della Sacra Famiglia. Dodici anni, è in lIbano da quando ne aveva tre, e con la famiglia ha trovato rifugio nella città di Zaleh nella valle della Bekaa in Libano.
Il papà di Majed racconta ad ACN: “almeno cinquanta persone nella nostra stessa località sono morte in sei mesi, mentre altri sono stati rapiti. Molti altri avevano i loro averi e i loro mezzi di sopravvivenza distrutti e bruciati. L'abbiamo sopportato per un anno, vivendo all’inferno, senza lavoro, niente elettricità, niente scuole, niente cibo. Ogni giorno correvamo il rischio di essere colpiti dai cecchini. La chiusura delle scuole ha lasciato un'intera generazione senza istruzione”.
E’ il dramma dei cristiani in Medio Oriente. I terroristi li cacciano in tutti i modi anche ripetendo:”gli alawiti nella tomba, i cristiani nella tomba”. Gli alawiti. Cioè gli sciiti di cui fa parte anche il presidente Assad, e i cristiani.
Majid non ricorda la fuga, la racconta Basman, il padre. “Ci hanno attaccato con le pistole, anche se noi… erano completamente indifesi. Hanno ucciso quindici giovani e bruciato cinque case. Tutti sono fuggiti. Correvamo, insieme a tutti gli altri, senza portare niente con noi tranne i vestiti sulle nostre spalle. Siamo scappati dalle nostre case e siamo fuggiti”.