Città del Vaticano , sabato, 11. dicembre, 2021 13:45 (ACI Stampa).
Discernere e accompagnare, in dialogo costante con i vescovi e con una attenzione specifica per le realtà di recente fondazione e per i fondatori, che a volte “tendono ad essere autoreferenziali”: sono le raccomandazioni che Papa Francesco dà alla Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, che riceve in occasione della sua plenaria.
La Congregazione si occupa, solo per ciò che riguarda il rito latino, e si occupa di tutto ciò che attiene gli istituti religiosi, gli istituti secolari e le società di vita apostolica per quanto riguarda regime, disciplina, studi, beni diritti e privilegi. La Congregazione ne approva anche gli Statuti, dispensa dai voti e dalle promesse, e valuta anche la mutuae relationes tra i vescovi e gli istituti religiosi.
Per essere chiari, non cadono sotto la giurisdizione della Congregazione i movimenti, che sono invece sotto il Dicastero Laici, Famiglia e Vita. Ma di certo il problema dei fondatori e del loro carisma si sente anche per gli istituti religiosi di nuova o antica fondazione. Ed è a quello che si riferisce il Papa, sottolineando che la Congregazione si trova di fronte ad un compito “non facile”, specialmente in un momento in cui le vocazioni sono in calo nel mondo, sebbene – come già ai tempi di Giovanni Paolo II, che convocò un Sinodo sul tema – “prevale la speranza, fondata sulla bellezza del dono che è la vita consacrata”.
Per Papa Francesco è “decisivo puntare sul dono di Dio, sulla gratuità della sua chiamata, sulla forza trasformatrice della sua Parola e del suo Spirito”, e incoraggia tutti quelli che aiutano consacrate e consacrati a partire “da una memoria deuteronomica, a guardare con fiducia il futuro”, e che questo servizio si riassume proprio nelle due parole “discernere ed accompagnare”.
Papa Francesco spiega che dice "deuteronomico" perché "è molto importante ricordare", e si riferisce a "quel messaggio del Deuteronomio: 'Ricorda Israele, ricorda'. Quella memoria della storia, della propria storia, del proprio istituto. Quella memoria delle radici. E questo ci fa crescere. Quando noi perdiamo la memoria, quella memoria delle meraviglie che Dio ha fatto nella Chiesa, nel nostro istituto, nella mia vita – ognuno può dirlo –, perdiamo forza e non potremo dare vita. Per questo dico memoria deuteronomica".