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I Greco Cattolici in Grecia, pietra di inciampo che vuole costruire ponti

Tra i cattolici di Grecia, già minoritari, c’è una piccola comunità di cattolici di rito Orientale che Pio XI costituì in esarcato

Papa Francesco, Manuel Nin | Papa Francesco saluta l'esarca Nin al termine della celebrazione del 5 dicembre 2021 ad Atene | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Manuel Nin | Papa Francesco saluta l'esarca Nin al termine della celebrazione del 5 dicembre 2021 ad Atene | Vatican Media / ACI Group

È una comunità di circa 4 mila persone, ed è un “inciampo ecumenico” in Grecia, dove la Chiesa Ortodossa non solo è maggioritaria, ma vanta anche solidi legami con lo Stato e con la società. E così, la presenza di cattolici di rito orientale, in tutto e per tutto uguali agli ortodossi se non per il fatto che i cattolici fanno riferimento al Papa, può essere considerata una pietra di inciampo. Ma si tratta anche  di una comunità che porta avanti un ecumenismo della carità, simboleggiato dalla Fondazione Pammakaristos, centro di eccellenza nella cura dei bambini autistici e con sindrome di Down, frequentata e apprezzata da tutti, anche dagli ortodossi.

A guidare questo piccolo gregge, Papa Francesco ha chiamato nel 2016 Manuel Nin, benedettino spagnolo, già rettore del Pontificio Collegio Greco di Sant’Atanasio. Con ACI Stampa, l’esarca Nin spiega le peculiarità dei greco cattolici di Grecia e le sfide per il futuro.

Chi sono i Greco Cattolici di Grecia?

L’Esarcato Greco Cattolico in Grecia nasce quasi cento anni fa dopo la Guerra Turco Greca quando sono espulsi da Costantinopoli molti greci di rito bizantino, e questi vanno ad Atene. Pio XI lo eresse come esarcato apostolico nel 1932. Siamo rifugiati, siamo minoritari. Conto di 3500, massimo 4 mila persone in tutto il Paese. La presenza maggioritaria è quella della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che è in crescita. Ma l’esarcato ha in cura anche una piccola comunità di caldei, provenienti da Iraq e Siria: alcuni sono rifugiati in Grecia, altri sono di passaggio in attesa del ricongiungimento con i parenti negli Stati Uniti e in Canada. È una comunità che non cresce numericamente, anzi perdiamo fedeli in quanto i matrimoni misti tra greco-ortodossi e greco-cattolici vengono registrati come ortodossi. Direi che siamo una Chiesa in cammino.

In molti posti, la Chiesa ortodossa ribattezza i cattolici che contraggono matrimonio con un ortodosso, non giudicando valido il sacramento cattolico. È un fenomeno presente anche in Grecia?

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Dipende dalle diocesi. Se un nostro fedele sposa un ortodosso e decide di fare un matrimonio ortodosso, basta quello, perché ha valore anche civile. Se invece decidono di fare anche un matrimonio greco cattolico, questo si aggiunge: c’è una celebrazione la mattina e una il pomeriggio, una greco cattolica e una greco ortodossa. Sono due celebrazioni uguali, con la stessa identica liturgia, ma quella ortodossa ha validità giuridica. Negli anni in cui sono stato esarca, non c’è stato nessun caso di passaggio dai greco-ortodossi ai greco cattolici, e il percorso inverso è stato fatto da pochissimi. Noi, comunque, non abbiamo la pratica di ribattezzare: basta, per noi, che colui che vuole passare alla Chiesa Greco Cattolica venga a Messa e prenda la Comunione.

Come è il dialogo tra greco-cattolici e greco ortodossi?

C’è una commissione ufficiale di dialogo tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, ma è un dialogo difficile. La Chiesa Greco Cattolica, tra l’altro, è la pietra di inciampo. Quello che riusciamo a fare davvero è l’ecumenismo della carità, e non è solo uno slogan: la nostra Caritas aiuta anche famiglie ortodosse e di qualunque confessione religiosa, senza discriminare mai. Cerchiamo, poi, di mostrare alla Chiesa ortodossa che non facciamo proselitismo, che siamo molto fedeli della celebrazione della liturgia, e questo per loro è importante. E poi abbiamo una fondazione per malati autistici e affetti da Sindrome di Down, che presiedo come vescovo. È uno dei luoghi migliori e più specializzati della Grecia, e lì non facciamo nessun problema sulle persone che accogliamo.

Quale è il segno che può aver lasciato la visita di Papa Francesco?

Penso che ora i rapporti non saranno come prima. La Chiesa Ortodossa avrà visto la dimensione fraterna che il Papa ha voluto dare, Quando venne Giovanni Paolo II ci fu una campagna molto forte contro la visita, ma fu subito evidente ai greci, quando il Papa arrivò, che non c’era niente di vero in quella campagna, che si trattava di un vescovo che li andava a trovare. Con Papa Francesco non c’è stato quel tipo di campagna. E Giovanni Paolo II chiese scusa, e Papa Francesco ha chiesto scusa: sono segnali significativi. 

Lei ha detto che l’esarcato è una pietra di inciampo. Ma non può essere un ponte?

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Mi auguro che possiamo essere un ponte.