Città del Vaticano , lunedì, 6. dicembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Molti lo conoscevano come studiosa di iconografia bizantina ma padre Heinrich Pfeiffer, gesuita, aveva nel cuore soprattutto il Santo Volto di Manoppello e dal 1999 era cittadino onorario proprio della piccola città abruzzese che custodisce la immagine appunto del Santo Volto.
La notizia della scomparsa ad 82 anni la scorsa settimana ha colpito al cuore i suoi “concittadini” e tutti coloro che lo hanno amato e seguito proprio per lo studio e la devozione al Volto di Gesù. Pfeiffer aveva studiato anche la sacra Sindone di Torino. Fu lui a dimostrare che “Volto Santo è identico alla Veronica romana” e a favorire il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI a Manoppello il 1° settembre del 2006. “E’ stato un testimone di Cristo attraverso la ricerca, la conoscenza e l’insegnamento della storia della Chiesa. Ha offerto un grande contributo allo studio del Volto Santo di Manoppello. A Lui va il mio grazie e la gratitudine della Chiesa di Chieti-Vasto” ha scritto Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto.
“Ricordo padre Pfeiffer con grande commozione. Ci conoscemmo proprio a Manoppello, dove venne per la prima volta nel 1986", ricorda il sindaco Giorgio De Luca. "Si fece amare subito non solo per la sua immensa cultura, ma anche per le sue qualità umane”.
Nei suoi studi aveva messo a confronto il Velo della Veronica tradizionalmente custodito a San Pietro con il Volto di Manoppello. Per Pfeiffer ci sono argomenti “che ci fanno dubitare che si conservi ancora a San Pietro la reliquia originale, che, in contrasto con quella che si mostra oggi, è un oggetto trasparente, un velo finissimo, e mostra un volto con occhi aperti”.
Non vogliamo entrare ora nella disputa per la quale rimando alle molte pubblicazioni di storia dell’ arte e di storia delle reliquie. Ma è bello ricordare la speciale devozione alla icona del Volto di Gesù. Magari con le parole di Benedetto XVI che appunto nel 2006 fu un pellegrinaggio al santuario abruzzese: "Jesu... quam bonus te quaerentibus! - Quanto sei buono, Gesù, per chi ti cerca!": così avete cantato poco fa eseguendo l’antico inno "Jesu, dulcis memoria", che qualcuno attribuisce a San Bernardo. E’ un inno che acquista singolare eloquenza in questo santuario dedicato al Volto Santo e che richiama alla mente il Salmo 23(24): "Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (v. 6). Ma quale è "la generazione" che cerca il volto di Dio, quale generazione è degna di "salire il monte del Signore", di "stare nel suo luogo santo"? Spiega il salmista: sono coloro che hanno "mani innocenti e cuore puro", che non pronunciano menzogna, che non giurano a danno del loro prossimo (cfr vv. 3-4). Dunque, per entrare in comunione con Cristo e contemplarne il volto, per riconoscere il volto del Signore in quello dei fratelli e nelle vicende di ogni giorno, sono necessarie "mani innocenti e cuori puri". Mani innocenti, cioè esistenze illuminate dalla verità dell’amore che vince l’indifferenza, il dubbio, la menzogna e l’egoismo; ed inoltre sono necessari cuori puri, cuori rapiti dalla bellezza divina, come dice la piccola Teresa di Lisieux nella sua preghiera al Volto Santo, cuori che portano impresso il volto di Cristo”.