Roma , sabato, 4. dicembre, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Domenica scorsa le comunità cattoliche hanno dato avvio al tempo dell’Avvento, tempo liturgico che precede e prepara il Natale. Un tempo che da avvio anche al nuovo anno liturgico. In tante comunità sabato scorso veglie di preghiera per l’occasione.
Ma anche tanti i vescovi che hanno voluto rivolgere alle proprie comunità un messaggio per questo tempo nel quale continuiamo a sperimentare la storia della salvezza e con la quale il Signore “si fa nostro samaritano, per non farci sentire soli e per accompagnarci in tutti i giorni della nostra vita”, come ha detto il vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, sottolineando che “i misteri della nostra salvezza” che celebriamo durante tutto l’anno liturgico “ci vedono come popolo di Dio pellegrinante in questo tempo e in questo spazio, dentro cui si svolge la nostra esistenza e si muovono i nostri passi. In esso prendiamo coscienza di quanto Dio ha fatto e continua a fare con la grandezza del suo braccio, con la potenza del suo amore e della sua misericordia; in esso ugualmente vogliamo rinnovare la nostra fedeltà di figli e di seguaci dell’unico Maestro, per rendere, con amore, ragione a tutti della nostra fede e della nostra speranza in Cristo Gesù”.
Quest’anno la Cei ha fatto “dono” a tutte le diocesi della terza edizione del Messale Romano che, nelle Chiese di Sicilia, si è iniziato ad utilizzare proprio domenica scorsa con la prima domenica di Avvento. Non si tratta – spiega Peri - di “un testo nuovo ma di una nuova traduzione con cui far giungere a questo tempo e alla nostra sensibilità la riforma liturgica secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Ma il nuovo Messale non è solo la traduzione di un testo precedente, vuole essere piuttosto un approfondimento liturgico, teologico ed ecclesiologico, con cui la comunità cristiana esprime una coscienza più matura ed attiva quando vive la Pasqua e l’Eucarestia”.
Di attesa di una nuova luce parla il vescovo di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, evidenziando la coincidenza dell’Avvento con la preparazione ai cammini sinodali: “una unione del tutto speciale. Due avvenimenti che si rinforzano a vicenda”, ha scritto in un messaggio pubblicato sul settimanale diocesano “Il Momento”. “Se c’è un atteggiamento che si sposa con la speranza è l’attesa. Chi spera, attende!”, scrive Corazza evidenziando che Papa Francesco con il Sinodo universale “rompe la cappa di nebbia che avvolge e pervade tanti di noi, nella Chiesa e nel mondo. Un grigiore che si chiama rassegnazione, scoramento, incapacità di alzare lo sguardo e di guardare avanti con fiducia”. L’Avvento “non ci serve per prepararci al Natale, che è un modello per capire lo stile di Dio, quando ritornerà” ma è il tempo nel quale “il cristiano alza lo sguardo verso la meta, per sperare nel ritorno definitivo del suo Signore, per ritrovare nuovo slancio nel cammino della vita”.
Un tempo che non esprime – per il vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino - “una sorta di eterno ritorno di Cristo fra noi, ma ci conduce alla perenne attualità della presenza di Colui che, per l’Incarnazione, ha scelto di assumere una condizione storica e si è fatto nostro compagno di viaggio”. “Egli è qui e cammina con noi” per il tempo di Avvento. “Egli fa strada insieme a noi” per cui “possiamo dire che l’Emmanuele è il Dio che accetta di fare esperienza sinodale con gli uomini”, ha scritto il vescovo calabrese sottolineando che “il cristianesimo non è la religione del libro, ma è della storia: Dio non si è rivelato nella lettera, ma si è manifestato e si è donato nel cammino sinodale compiuto con Israele e infine dal Figlio suo, un cammino che lo spirito fa leggere, ricordare, attualizzare come parola sempre viva ed efficace”.