Nella Cipro divisa fin dagli anni ’70 in parte greca e parte turca senza nessuna possibilità di riconciliazione in vista il confine è non solo fisico ma umano. Uno dei resti del dissolvimento dei grandi imperi, in questo caso di quello Ottomano.
E Cipro, ricorda Elisabeth Chrysanthou di Caritas Cyprus, riceve più richiedenti asilo pro capite di qualsiasi altro paese dell'Unione europea: “abbiamo tenuto le nostre porte aperte durante la pandemia e fornito supporto a più di diecimila persone individui in tutta l’isola” dice.
Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei Latini di Gerusalemme nel suo saluto ha ricordato che “ i nostri modelli sociali, economici e di sviluppo richiedono necessariamente un ripensamento. Essi producono ricchezza per alcuni e povertà per molti, inquinamento sempre più problematico e migrazione di migliaia - forse milioni - di persone, dietro ciascuna delle quali, vi sono enormi drammi familiari e personali, che non fanno notizia, ma che lasciano un segno profondo nella loro vita.
La nostra Chiesa ovviamente non è in grado di influire su questi enormi processi, ma può dare ascolto alla voce di queste persone, dare loro un volto e un nome. È questa la nostra missione: ridare dignità e identità a persone che forse molti preferirebbero non vedere né incontrare, ma che esistono, sono reali e attendono la nostra risposta”.
E per Papa Francesco la presenza, dei “fratelli e sorelle migranti, è molto significativa per questa celebrazione. Le vostre testimonianze sono come uno “specchio” per noi, comunità cristiane” una isola generose che non può fare tutto da sola, dobbiamo capire i limiti. E soprattutto va rispettata la dignità che non va venduta.
Il Papa poi ricorda ancora una volta chi non ce l'ha fatta, é la storia di una schiavitù universale e il peggio è che oggi ci stiamo abituando, e questa è una malattina grave, dice il Papa: "Guardando voi, guardo le sofferenze del cammino, tanti che sono stati rapiti, venduti, sfruttati…, ancora sono in cammino, non sappiamo dove. È la storia di una schiavitù, una schiavitù universale. Noi guardiamo cosa succede, e il peggio è che ci stiamo abituando a questo. “Ah, sì, oggi è affondato un barcone, lì… tanti dispersi…”. Ma guarda che questo abituarsi è una malattia grave, è una malattia molto grave e non c’è antibiotico per questa malattia! Dobbiamo andare contro questo vizio dell’abituarsi a leggere queste tragedie nei giornali o sentirli in altri media. Guardando voi, penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché li hanno respinti e sono finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini torturati, schiavizzati… Noi ci lamentiamo quando leggiamo le storie dei lager del secolo scorso, quelli dei nazisti, quelli di Stalin, ci lamentiamo quando vediamo questo e diciamo: “ma come mai è successo questo?”. Fratelli e sorelle: sta succedendo oggi, nelle coste vicine! Posti di schiavitù. Ho guardato alcune testimonianze filmate di questo: posti di tortura, di vendita di gente. Questo lo dico perché è responsabilità mia aiutare ad aprire gli occhi. La migrazione forzata non è un’abitudine quasi turistica: per favore! E il peccato che abbiamo dentro ci spinge a pensarla così: “Mah, povera gente, povera gente!”. E con quel “povera gente” cancelliamo tutto. È la guerra di questo momento, è la sofferenza di fratelli e sorelle che noi non possiamo tacere. Coloro che hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone, di notte, e poi… senza sapere se arriveranno… E poi, tanti respinti per finire nei lager, veri posti di confinamento e di tortura e di schiavitù.
Questa è la storia di questa civiltà sviluppata, che noi chiamiamo Occidente. E poi – scusatemi, ma vorrei dire quello che ho nel cuore, almeno per pregare l’uno per l’altro e fare qualcosa – poi, i fili spinati. Uno lo vedo qui: questa è una guerra di odio che divide un Paese. Ma i fili spinati, in altre parti dove ci sono, si mettono per non lasciare entrare il rifugiato, quello che viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellanza, gioia, che sta fuggendo dall’odio e si trova davanti a un odio che si chiama filo spinato. Che il Signore risvegli la coscienza di tutti noi davanti a queste cose.
E scusatemi se ho detto le cose come sono, ma non possiamo tacere e guardare dall’altra parte, in questa cultura dell’indifferenza".
Al termine, il Papa saluta i membri della Religious Track. Il percorso religioso del processo di pace di Cipro sotto gli auspici dell'ambasciata di Svezia (RTCYPP) è un'iniziativa di costruzione della pace con i leader religiosi di Cipro che si sono impegnati a lavorare insieme per i diritti umani, la pace e la riconciliazione. L'Ufficio di RTCYPP, è stato istituito nel 2011 per incoraggiare, facilitare e servire il dialogo e gli sforzi dei leader religiosi per la libertà religiosa e la pace a Cipro e per contribuire in modo positivo e costruttivo ai colloqui di pace a Cipro.
La Santa Sede ha confermato che alcuni dei migranti presenti saranno trasferiti in Italia al più presto grazie ad un accordo con la Comunità di Sant' Egidio.
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