Il secondo è "portare insieme le ferite". "In questo racconto evangelico non c’è la guarigione di un solo cieco, come ad esempio nei casi di Bartimeo o del cieco nato. Qui i ciechi sono due. Si trovano insieme sulla strada. Insieme condividono il dolore per la loro condizione, insieme desiderano una luce che possa accendere un bagliore nel cuore delle loro notti. Il testo che abbiamo ascoltato è sempre al plurale, perché i due fanno tutto insieme: entrambi seguono Gesù, entrambi gridano verso di Lui e chiedono la guarigione; non ciascuno per sé stesso, ma insieme. È significativo che dicano a Cristo: abbi pietà di noi. Usano il noi, non dicono io. Non pensano ciascuno alla propria cecità, ma chiedono aiuto insieme".
Francesco commenta così la sua unica Messa pubblica celebrata a Cipro: "I due ciechi, con la condivisione delle loro sofferenze e con la loro fraterna amicizia, ci insegnano tanto. Ciascuno di noi è in qualche modo cieco a causa del peccato, che ci impedisce di vedere Dio come Padre e gli altri come fratelli. Questo fa il peccato, distorce la realtà: ci fa vedere Dio come padrone e gli altri come problemi. È l’opera del tentatore, che falsifica le cose e tende a mostrarcele sotto una luce negativa per gettarci nello sconforto e nell’amarezza. E la brutta tristezza, che è pericolosa e non viene da Dio, si annida bene nella solitudine. Dunque, non si può affrontare il buio da soli. Se portiamo da soli le nostre cecità interiori, veniamo sopraffatti".
Ed ecco il terzo passaggio: "annunciare il Vangelo con gioia". "Dopo essere stati guariti insieme da Gesù, i due protagonisti anonimi del Vangelo, nei quali possiamo rispecchiarci, iniziano a diffondere la notizia in tutta la regione. Dal racconto si capisce, però, che non è loro intenzione disobbedire al Signore; semplicemente non riescono a contenere l’entusiasmo per essere stati risanati, la gioia per quanto hanno vissuto nell’incontro con Lui - commenta Francesco - E qui c’è un altro segno distintivo del cristiano: la gioia del Vangelo, che è incontenibile".
"Carissimi, è bello vedervi e vedere che vivete con gioia l’annuncio liberante del Vangelo. Vi ringrazio per questo. Non si tratta di proselitismo, ma di testimonianza; non di moralismo che giudica, ma di misericordia che abbraccia; non di culto esteriore, ma di amore vissuto. Vi incoraggio ad andare avanti su questa strada: come i due ciechi del Vangelo, rinnoviamo l’incontro con Gesù e usciamo da noi stessi senza paura per testimoniarlo a quanti incontriamo! Usciamo a portare la luce che abbiamo ricevuto, usciamo a illuminare la notte che spesso ci circonda! C’è bisogno di cristiani illuminati ma soprattutto luminosi", commenta infine il Pontefice.
L'altare della Messa di oggi è lo stesso che usò Benedetto XVI durante il suo viaggio a Cipro nel 2010.
La Messa prosegue anche con i saluti finali di Monsignor Selim Jean Sfeir, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti e con il ringraziamento stesso del Papa.
"Cari fratelli e sorelle, sono io che desidero ringraziare tutti voi! Domani mattina avrò modo di salutare il Signor Presidente della Repubblica, al momento di congedarmi da questo Paese, ma fin da ora desidero di cuore esprimere a tutti la mia gratitudine per l’accoglienza e l’affetto che mi sono stati riservati. Qui a Cipro sto respirando un po’ di quell’atmosfera tipica della Terra Santa, dove l’antichità e la varietà delle tradizioni cristiane arricchiscono il pellegrino. Questo mi fa bene, e fa bene incontrare comunità di credenti che vivono il presente con speranza, aperti al futuro, e condividono questo orizzonte con i più bisognosi. Penso, in particolare, ai migranti in cerca di una vita migliore, con i quali trascorrerò il mio ultimo incontro su quest’isola, insieme ai fratelli e alle sorelle di varie confessioni cristiane", ringrazia cosi tutti il Papa.
Quindi Papa Francesco si trasferisce in auto alla Nunziatura Apostolica dove pranza in privato.
Al suo rientro in Nunziatura, dopo la Santa Messa, Papa Francesco ha incontrato brevemente il Rabbino Capo di Cipro e per suo tramite inviato un saluto alla comunità ebraica cipriota. Successivamente ha salutato la direttrice del carcere di Cipro, che gli ha portato un saluto e un dono da parte dei detenuti, tra i quali migranti incarcerati perché senza documenti. Lo comunica la Sala stampa della Santa Sede.
articolo aggiornato ore 10.35 con il saluto finale del Papa e alle ore 11.50
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